30 giugno 2009

76 LAVORATORI DEL TDU RESISTONO

In tarda mattinata erano 76 i lavoratori del TDU resistenti
la resistenza continua

Silvia Berruto

56 DIPENDENTI DEL TDU RESISTONO


56 DIPENDENTI DEL TDU RESISTONO


Ieri sera nella quinta assemblea dei lavoratori del TDU 56 dipendenti hanno dichiarato di voler resistere e di non passare alla cooperativa Pro.Ges.
Tutte dichiarazioni frutto di scelte sofferte ma consapevoli.
17 i lavoratori che sarebbero ancora in riflessione.
La resistenza continua.

Silvia Berruto


Quinta assemblea del TDU
29 giugno 2009
© - Photo SIlvia Berruto

28 giugno 2009

IL TRAIT D'UNION HA DEPOSITATO UNA DIFFIDA IN COMUNE

Comunicato stampa

Il Trait d’Union ha depositato una diffida in Comune

Il Consorzio Trait d’Union ha depositato ieri, venerdì 26 giugno 2009, presso il Comune di Aosta una diffida avente per oggetto alcune censure relative alla regolarità della procedura di gara di appalto per l’affidamento e la gestione dei servizi per gli anziani della città di Aosta.


I legali del Consorzio hanno rilevato alcune
gravi irregolarità nello svolgimento della gara che potrebbero inficiare l’esito dichiarato dal Comune di Aosta, con gravi conseguenze tanto per l’Amministrazione quanto per l’utenza, i lavoratori, i soci ed il consorzio. In particolare sono state avanzate eccezioni rispetto alla modalità di costituzione e alla composizione della commissione che ha valutato le offerte.


La diffida si è resa necessaria poiché il Comune di Aosta ha proceduto all’aggiudicazione del servizio solo in data 25 giugno 2009, 10 giorni dopo la
chiusura dei lavori da parte della commissione e solo 6 giorni prima dell’avvio del servizio, senza aver ancora consentito al Consorzio l’integrale accesso agli atti del procedimento, con buona pace dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento dell’azione amministrativa.


Con questa diffida chiediamo – spiegano i responsabili del Trait d’Union - all’Amministrazione Comunale, agendo in via di autotutela, di revocare i provvedimenti illegittimi o, quanto meno, di sospendere il procedimento in attesa della pronuncia del Tribunale amministrativo competente”.


L’adozione dei provvedimenti richiesti consentirebbe di evitare gravi conseguenze legate all’eventuale annullamento da parte dell’Autorità giudiziaria degli esiti della gara per tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, in primis gli utenti del servizio e i lavoratori.

Il Consorzio Trait d’Union ha, infatti, deciso di ricorrere al TAR. “Pur nella ristrettezza dei tempi – sostengono i responsabili del Trait d’Union - stiamo analizzando, insieme ai nostri legali, la documentazione di gara e il verbale della commissione e stiamo riscontrando buoni elementi a nostro favore che ci fanno propendere per la presentazione di un ricorso al TAR”.

Aosta, 27 giugno 2009

NG/09

LE NOSTRE VOCI CONTANO




Sull'assemblea del TDU del 26 giugno



parte seconda



Si legge la lettera inviata dall'amministrazione comunale ai cittadini interessati, fruitori di servizi sociali in questione, per "comunicare" il cambio di gestione degli stessi e l'affidamento alla cooperativa Pro.Ges in seguito agli esiti della gara d'appalto.
Il contenuto non passa inosservato ed è oggetto di critica serrata.
E' stato ribadito, con una certa disinvoltura, dal sindaco alla delegazione TDU incontrata il 25 giugno, e per la sua gravità non deve e non può essere lasciato passare.
Ad un certo punto " [...] si precisa che i servizi dovranno essere garantiti agli utenti con gli stessi orari e a qualità attuali.
Il cambio di gestione derivante dai risultati della gara pubblicata dovrà mantenere, e semmai migliorare, le condizioni attuali dei servizi."
Ovvero si investono soldi pubblici per indire una gara d'appalto per la gestione di servizi che un nuovo soggetto dovrà garantire alle attuali condizioni ?
Come cittadina, come cooperatrice sociale e come giornalista "non ci sto!" Dal basso la critica è forte.
Diffusa, consapevole e mirata.
Irricevibile e inaccettabile quanto scritto sulla lettera, "carta canta", che coincide, peraltro, con quanto affermato dal sindaco, nonostante egli abbia corretto immediatamente la sua affermazione durante l'incontro con la delegazione del TDU il 25 giugno scorso. Anche se troppo tardi e a fronte della lettera già inviata ai cittadini.
Al momento in cui scrivo, domenica 28 giugno alle ore 12, ho appurato, a campione, che essa non è ancora stata ricevuta da tutti gli interessati.
A tre giorni dal cambio di gestione dei servizi.
Un'operatrice segnala, in merito, la sua indignazione, contenuta e civile, che suscita l'ilarità generale.
Presciani ribadisce, ancora una volta, a questo proposito, l'inadeguatezza dello strumento gara d'appalto per l'assegnazione dei servizi.
Un'altra lavoratrice interviene per sottolineare che se "richiedono le stesse condizioni nostre non è migliore" il progetto (ndr).
Nella cronaca di questi giorni si inserisce la comunicazione di Riccardo Jacquemod, presidente della cooperativa La Sorgente, che segnala la vittoria della cooperativa sociale La Sorgente della gara d'appalto per la gestione dell'asilo nido di Courmayeur a cui partecipava, fra le concorrenti, anche Pro.Ges.
Un'altra lavoratrice, ancora, interviene nel dibattito segnalando il suo pensiero: la commissione dovrebbe leggere i progetti in forma anonima.
E ottiene gli applausi dall'assemblea. Jacquemod sottolinea il carattere di grande discrezionalità che caratterizza lo strumento della gara d'appalto.
Presciani segnala che nel week-end si lavorerà alla lettura degli atti e alla costruzione del ricorso.
Interviene, a questo punto, Davide Francisco, lavoratore e consigliere di amministrazione dell'Esprit à L'Envers, il quale sottolinea come la gara d'appalto sia uno degli strumenti a disposizione e ne cita altri possibili: tra gli altri, l'affidamento o la divisione in lotti della gara d'appalto.
"Scegliere di fare un appalto significa scegliere di mettere il servizio sul mercato e fare un appalto da 14 milioni di euro significava scegliere un certo tipo di concorrenza [...] Credo che dietro questa scelta qui ci sia una volontà politica e credo che sia il caso che qualcuno se ne assuma la responsabilità."
Jacquemod relaziona in merito a informazioni ricevute, definite interessanti ma da confermare sulla cooperativa antagonista.
Alcuni dati restituiti sono in parte immediatamente desumibili dalla rete e in parte sono un esito di dati da incrociare.
Alcuni operatori dell'informazione locale prima di diffondere dati errati avrebbero fatto bene a consultare la rete. La Pro.Ges ha un fatturato di 70 milioni di euro come cooperativa e oltre a ciò avrebbe costruito anche delle società satellite. Secondo la stima riportata da Jacquemod "a Parma la potenza economica di questo gruppo arriva intorno ai 150 milioni di euro".

- continua -

Silvia Berruto

L'assemblea - 26 giugno 2009 - C - Photo SIlvia Berruto

Assemblea del TDU il 26 giugno 2009

parte prima


Ieri sera si è svolta un'altra (la quarta) assemblea organizzata dal TDU presso la sede della Fédération des Coopératives.
La sala era gremita, con lavoratrici e lavoratori anche in piedi: circa centoventi persone, secondo una stima per difetto.
Roberto Presciani, presidente del consorzio delle cooperative sociali TDU, ha aperto l'incontro restituendo all'assemblea, con un breve report, i fatti e gli accadimenti degli ultimi giorni.
In sostanza non ci sono state grosse novità.
E' "saltato" l'incontro previsto con i gruppi consiliari del comune: "L'abbiamo capito dopo il perché" dice Roberto. "Tutti i gruppi consiliari non si sono voluti dissociare dall'atteggiamento del Sindaco Grimod e dell'Assessora Ferrero che hanno rapidamente motivato" e più volte ribadito, in questi giorni, "che si è trattato di una scelta politica" consistita nell'affidare la gara ad una commissione in merito alle decisioni della quale i politici non possono sindacare.
"Non abbiamo mai contestato, in questi giorni, il fatto che una commissione giudichi un appalto, dal momento che gareggiamo vuol dire che nella nostra logica c'è il vincere e il perdere. Quello che abbiamo voluto dire in questi giorni è che, probabilmente, quando si decide di mettere in gara queste cose (servizi sociali multipli destinati a persone con bisogni e diverse e multiple tipologie di fruizione, ndr), non si valutano bene le conseguenze."
"E le conseguenze le abbiamo viste!" dice Roberto, anche se la confusione è tanta, diffusa come lo sono i rumori di fondo delle chiacchiere che censurano i fatti, strumentali o di strada che siano. Solo, e con le dovute cautele, la lettura degli atti, riservata a pochi, che ormai sono numerosi, e la conoscenza dei contenuti dei progetti, restituiscono la facoltà di esprimere alcunché. Sostiene la scrivente.Il teorema costruito e sostenuto sinora, da parte istituzionale, è stato di affermare il refrain secondo il quale "non cambia nulla" poiché tutti i lavoratori passeranno, per legge, da una cooperativa, la perdente, a un'altra, la vincente.
"Queste sono logiche che non ci appartengono e quindi il desiderio nostro è quello di continuare a lavorare nelle nostre cooperative. Noi poi abbiamo messo in atto una resistenza passiva" - che a me pare da definirsi, più correttamente, una resistenza attiva, civile e nonviolenta (ndr) - noi facciamo resistenza, non diamo appoggio a questo passaggio e vediamo cosa succede.
La decisione, poi, l'ultima, la prendiamo, come sempre abbiamo detto, il 29 giugno, l'ultima sera proprio perché, nell'accordo che abbiamo siglato e che è stato distribuito, al punto 6 è scritto che noi tutti abbiamo la facoltà di aspettare fino al giorno 30 per decidere si o no e non è corretto quello che stanno facendo e noi domani segnaleremo a chi troveremo o lunedì il fatto che stanno stracciando l'accordo firmato da Pro.Ges, sindacati e TDU .
Il 29 sera ci troviamo di nuovo qui e facciamo una valutazione.
Chissà cosa succede entro il 29.
Gli scenari possono essere tanti: da una sospensione dell'affidamento alla Pro.Ges, a che la Pro.Ges dica non ce la faccio, ad altro.
Il 30 diremo si o no."
Non è corretto, quindi, ciò che starebbe accadendo, secondo quanto è emerso dalle segnalazioni di alcune persone già contattate, e presenti in sala, ovvero che la cooperativa subentrante starebbe facendo pressione su alcuni lavoratori, appartenenti alle cooperative del consorzio TDU, affinché firmino, al più presto, il loro passaggio da una cooperativa all'altra.
Presciani ha ribadito con deontologia professionale da vero cooperatore sociale e con forza: "Ognuno si senta libero".
Ha richiamato con determinazione tutti al rispetto delle decisioni altrui, in coerenza, con quanto affermato durante la manifestazione del 25 giugno.
"LE NOSTRE VOCI CONTANO!
E CONTANO ANCHE LE VOCI DI CHI DICE FACCIO QUEST'ALTRA SCELTA!
CHIARO ?! " ha affermato Roberto con determinazione nonviolenta.
Il TDU si è impegnato affinché il posto di lavoro di tutti sia assicurato.
E il riferimento va a chi deciderà di rimanere nella compagine del consorzio, considerato che, per gli altri lavoratori, per legge oltre che per gli accordi sottoscritti dalle parti fra cui il Comune di Aosta, il Consorzio Trait d'Union, i sindacati e la Cooperativa Pro.Ges, il posto di lavoro è già assicurato.
In merito ai posti di lavoro lunedì 29 giugno saranno presentate precise proposte concrete dal TDU.
Un incontro, congiunturalmente favorevole, si è avuto, il 24 giugno, con il CELVA (Consorzio degli Enti Locali della Valle d'Aosta).
Prima della manifestazione, nel pomeriggio, giovedì 25 giugno c'è stato un ulteriore incontro con i sindacati che hanno espresso, dice Roberto, il loro disagio per quanto avvenuto nel corso dell'assemblea del 23 giugno.
In esso tutti i lavoratori del TDU, informati da subito, costantemente e in progress dei fatti, così come dello stato di avanzamento della vicenda, degli aspetti legali, in possesso del verbale di accordo tra le parti, è immaginabile pensare che si saranno aspettati qualcosa di più o qualcosa di diverso da quanto è stato.
Dal 25 c'è accesso agli atti ed è sempre più verosimile la possibilità di un ricorso.
Dopo la lettura degli atti e la lettura, ancora in progress, dei progetti, da parte di TDU, si ricompone un equilibrio e vengono messe a tacere le illazioni di chi, prima dell'accesso agli atti, ovvero prima del 25 mattina, senza aver letto i progetti, comunque si permetteva di esternare giudizi di valore sui progetti stessi.
Alberto Ragazzi del TDU dice di essere più tranquillo dopo la lettura, anche solo di parte degli atti e anch'io, da cooperatrice, riconfermo e rinforzo, anche e soprattutto metodologicamente, le mie certezze e la professionalità di tante/i cooperatrici/cooperatori delle imprese sociali valdostane.
Anche Carla Chiarle, presidente della cooperativa sociale L'Esprit à L'Envers, riferisce sul progetto dell'antagonista che il testo e i contenuti per un servizio, con doti di inavvicinabile sintesi, sarebbero contenuti in un testo di ben 12 righe.
Si legge poi la lettera già spedita, ma ricevuta solo da alcuni utenti - che qualcuno chiamerà, senza troppa premura, clienti - il cui invio era stato segnalato dal Sindaco Grimod alla delegazione incontrata in Comune, dopo la manifestazione, due giorni fa, giovedì 25 giugno.
Una lavoratrice segnala che non sarà possibile per molti fruitori dare dei rimandi al comune, come richiesto, in considerazione della complessità del testo contenuto ma anche per la condizione generale di alcune persone tra cui, ad esempio, la signora di 102 anni, che per augurio e per pseudonimo chiamerò, con nome fittizio, Libera.
Appuro con piacere che la signora è lucida e mi auguro che si rivolga al comune per una lectio magistralis sullo stato delle cose probabilmente intellettualmente più onesta di quella lezioncina che ha dovuto subire la delegazione che è stata ricevuta dal sindaco e dall'assessora alle politiche sociali dopo la manifestazione del 25 e di cui darò report.

- continua -

Silvia Berruto

26 giugno 2009

I lavoratori delle cooperative sociali valdostane non ci stanno. Non sono merce di scambio


Breve report dei fatti ad uso della cittadinanza.
L'oggetto del conflitto.
Attribuzione della gara d'appalto di 14 milioni di euro per la gestione del servizio di assistenza domiciliare, strutture per anziani, centri diurni, assistenza domiciliare di quartiere- periodo 1.07.2009-31.12.2011 da parte del Comune di Aosta.
Consegna progetti in data 3 giugno 2009.
Affidamento, con determina, mercoledì 24 giugno 2009 alla Cooperativa sociale Pro.Ges di Parma.
Inizio gestione servizi: 1 luglio 2009.
Antefatto
Il SAD, servizio di assistenza domiciliare, anziani, psichiatrici e adest di quartiere è andato in scadenza il 31 dicembre 2008.
C'è stata una proroga e un rinnovo del contratto fino al 30 giugno 2009 di fatto per mettere a punto la gara d'appalto.
Il Comune di Aosta ha fatto la scelta di indire la gara il cui bando è uscito di fatto a fine aprile 2009. Poi ha spostato la data per gli inviti all'inizio di maggio con la scadenza per la consegna dei progetti in data 3 giugno 2009.
La commissione di valutazione dei progetti ha esaminato dodici richieste di invito di cui una esclusa subito. Degli undici che hanno fatto richiesta di invito hanno partecipato in tre: Consorzio Trait d'Union (Valle d'Aosta), Cooperativa Pro.Ges di Parma (Emilia Romagna) e la Cooperativa Planet Plus di Cascinette di Ivrea (Piemonte)
La commissione di valutazione ha valutato i progetti e l'offerta economica presentati che ha avuto come esito l'esclusione della cooperativa Planet Plus per non aver raggiunto il punteggio minimo.
L'apertura delle due offerte economiche, presentate al massimo ribasso economico pari al 5,5% dell’importo complessivo, è avvenuta il 15 giugno alle 17,30.
Dalla valutazione riferita alle parti qualità dell’offerta, valutazione del prezzo e dall’attribuzione dei relativi punteggi è risultato che il Consorzio Trait d'Union è giunto secondo.
Il fatto
Dal momento di ricevimento della comunicazione della perdita dell'appalto è iniziata l'agitazione e la resistenza attiva nonviolenta dei lavoratori.
Sono iniziate subito le riunioni con tutti gli operatori in cui il Consorzio Trait d'Union ha scelto di iniziare con tutti i lavoratori un percorso di condivisione delle scelte operative collettive.
L'informazione ai dipendenti è stata immediata e trasparente come è proprio nella filosofia e nello stile di lavoro dell'impresa sociale.
I lavoratori immediatamente hanno elaborato strategie di resistenza tra cui una raccolta firme che ha ottenuto 144 sottoscrizioni sui 150 lavoratori dei servizi.
Due sono le raccolte firme.
La prima raccolta firme, 533 in totale, già depositate, si è effettuata fra le basi sociali e i lavoratori di altre cooperative valdostane aderenti al consorzio TDU e non.
Una seconda raccolta firme è in atto tra la popolazione.
E' stata indetta una conferenza stampa il 24 giugno e l'assemblea con i sindacati, prevista dalla legge, si è tenuta il 23 giugno scorso.
Lo stato delle cose.
Lo stato di agitazione dei lavoratori è permanente.
La manifestazione nonviolenta di giovedì 25 giugno ha visto la partecipazione propositiva di circa 500 persone, fra cui lavoratori, fruitori di servizi e cittadinanza attiva, per sostenere i lavoratori.
Una delegazione composta dal presidente del consorzio TDU Roberto Presciani, dai coordinatori dei servizi e da alcuni lavoratori è stata ricevuta a fine manifestazione in Comune dal Sindaco Guido Grimod e dall'Assessora alle Politiche sociali Giuliana Ferrero.

Silvia Berruto

SULLA MANIFESTAZIONE NONVIOLENTA DEL TDU


Il testo del discorso fatto da Robero Presciani
Alla manifestazione nonviolenta di giovedì 25 giugno 2009

Amiche, amici, grazie per essere qui
Grazie a chi ci ascolta, grazie a chi ci sostiene, grazie a chi ha camminato con noi.
E’ una manifestazione bella, civile piena di passione.
Mancano solo le bandiere, ma non è vero ... perché in questo momento le teniamo strette e nascoste perché non vogliamo che ce le portino via.

Abbiamo una Bandiera grande colorata nera e rossa la bandiera della Valle d’Aosta ...

Siamo cittadini e residenti valdostani, viviamo in questo splendido luogo, vogliamo che continui ad esserlo e che tutte le mattine aprendo le finestre possiamo vedere queste montagne che ci danno sicurezza ... Non vogliamo un giorno svegliarci e vedere un paesaggio che non è più il nostro.

Abbiamo una Bandiera grande colorata da venticinque anni di passione la bandiera della Cooperazione sociale ... L’abbiamo cucita con la fantasia dei nostri giovani anni, con le idee che hanno generato imprese dedicate al benessere della nostra comunità attraverso i servizi di qualità alle persone più deboli, fragili e che fanno fatica, abbiamo avviato al lavoro centinaia di persone che ne erano molto lontane; ... l’abbiamo confezionata anche con le stoffe preziose e costose degli investimenti; ... la vogliamo tenere viva nei colori con la nostra voglia di continuare ... Quindi non vogliamo un giorno svegliarci e andare al lavoro in una cooperativa fatta da altri.

Abbiamo una bandiera grande colorata dal nostro sudore e dal nostro impegno la bandiera del Lavoro ... Non ci sono in questa piazza le bandiere dei Sindacati, non perché pensiamo inutile il loro ruolo anzi … ma perché il loro punto di arrivo vogliamo che sia il nostro punto di partenza su cui costruire e difendere un luogo di lavoro fatto non solo di diritti e doveri ma fatto di voglia di starci bene, ... vogliamo un luogo di lavoro in cui ci sentiamo valorizzati per quello che facciamo perché l’abbiamo scelto noi. Vorremmo continuare a intraprendere nelle nostre piccole cooperative ... Non vogliamo svegliarci un giorno e trovarci in una grande cooperativa fatta da migliaia di soci in cui i livelli di democrazia e partecipazione sono lontani da quelli vissuti in questi anni.

Abbiamo una grande bandiera colorata dalla speranza e dalla responsabilità la bandiera della Politica ... Crediamo in una politica che si fa carico dei valori dell’appartenenza ad un territorio, che abbia a cuore la sopravvivenza delle nostre cooperative sociali legate ad essa dall’impegno della sussidiarietà, che ci consideri come un compagno di viaggio nel pensare le politiche sociali; ... Non vogliamo svegliarci un giorno in un’impresa unicamente gestore di servizi pensati lontani dalla nostra comunità

Abbiamo una grande bandiera colorata dalla fantasia e dalle enormi risorse la bandiera delle Associazioni di volontariato e di quartiere ….. Sono un punto di forza del nostro territorio, sono le persone che meglio conoscono i problemi, le fatiche delle persone …. con loro abbiamo iniziato un cammino di collaborazione con l’obiettivo di mettere a frutto tutte le risorse che la comunità è in grado di offrire ... Non vogliamo svegliarci un giorno in cui questo cammino si possa interrompere

Infine abbiamo una grande bandiera colorata dai tanti volti che abbiamo incontrato in questi anni la bandiera delle Persone.
Sono le persone che abbiamo imparato a conoscere nelle loro difficoltà, siamo entrati nelle loro case, sono accanto a noi nelle strutture, li abbiamo accompagnati al lavoro. Sono le persone che danno un senso alle cose che facciamo, che ci danno l'entusiasmo e la capacità di affrontare le fatiche di ogni giorno e che ci danno un sorriso per le cose buone che ricevono ... Non vogliamo svegliarci un giorno in un luogo in cui le persone ci sono sconosciute e indifferenti.

Tutte queste bandiere oggi non possiamo esporle è troppo forte il pericolo che ce le portino via.

Vogliamo però che grazie anche a questa bella manifestazione un unico desiderio accomuni la Valle d'Aosta, ... la cooperazione sociale, ... i Sindacati, ... la Politica ... le Associazioni di volontariato e dei quartieri ... e tutte le donne e gli uomini che incontriamo. Un desiderio che fra qualche giorno queste bandiere possano sventolare nei luoghi in cui lavoriamo e per le strade di questa città.
Roberto Presciani
Aosta 25 giugno 2009
C - Photo Silvia Berruto

SULLA MANIFESTAZIONE NONVIOLENTA DEL TDU


Qualche breve riflessione con Carla Chiarle, presidente della cooperativa sociale l'Esprit à l'Envers, durante la manifestazione di oggi pomeriggio.

SB_Carla Chiarle dove siamo e perché?

CC_ Siamo in Piazza Chanoux. Perché stiamo lottando... fino alla fine.

SB_Per dire che cosa alla cittadinanza e a chi, magari, non ha compreso i perché di questa agitazione ?

CC_ Il posto di lavoro è tutelato. E' stratutelato. E' un diritto! Non bisogna farsi spaventare. Quello che noi stiamo dicendo è un'altra cosa: il lavoro ha senso nel posto in cui lo si fa.


SB. Ma questo non potrebbe essere interpretato, oggi, come un concetto un po' leghista?

CC_ Ah però ... (e ride, ndr). Non ci avevo pensato. Noi non siamo tutti valdostani a lavorare ... anzi sono pochissimi i posti ...

SB. Spiega, per la cittadinanza, il concetto di territorio.

CC_ Noi lavoriamo in imprese, sociali, fortemente radicate sul territorio che sviluppano economia, che lavorano con le associazioni di volontariato sul territorio, che lavorano con le parrocchie, con i commercianti e le persone conoscono il loro territorio e hanno tutto l'interesse a far sì che migliori, che cresca e che si sviluppi.

SB_Fino al 30 giugno che cosa facciamo?

CC_ Andiamo avanti

SB_ Resistenza hai detto ieri, tu!

CC_ Resistenza! Fino alla fine, fino alla fine ... si fino alla fine!

con tanta voglia di futuro a tutti noi

silvia

Carla Chiarle (seconda da dx) presidente della cooperativa sociale L'Esprit à l'Envers - Aosta 25 giugno 2009 - C - Photo Silvia Berruto

SULLA MANIFESTAZIONE NONVIOLENTA DEL TDU


Il ritrovo è fissato alle 16,30 presso la sede del consorzio TDU.
Alle 17, 01 precise da Piazza della Repubblica diretto verso Piazza Chanoux.

Mi piace descrivere il suo movimento con le parole di Alex. Lentius ... soavius ...

Il raggruppamento dei cooperatori, dei sostenitori, della cittadinanza allargata, di quelli che alcuni chiamano utenti e che altri chiamano clienti, ovvero persone - non pacchi né merci - a cui si rivolge il lavoro quotidiano di cura di molte/i lavoratrici/tori, si compone: con striscioni colorati, canti e slogan multicolore.
Con l'entusiasmo di chi sa che, in trasparenza, è meglio.

Il corteo si avvia.
Marcio anch'io come capita ormai spesso, come ai tempi dell'adolescenza, con determinazione, e sempre con emozione, oggi, a fianco di molte/i altre/i cooperatrici/ori sociali.
Tra di loro alcuni con cui ho lottato e marciato, anche altrove.
Mi piace, in un gioco, serio, intervistare e, ultimamente sempre in manifestazioni nonviolente a Locri, a Crotone e oggi ad Aosta, Roberto Presciani, presidente del Consorzio delle cooperative sociali Trait d'Union: il solo presente in Valle d'Aosta.

Per restituire il senso delle cose domando a Roberto le ragioni di questa manifestazione.

SB. Perché siamo qui?
RP. Perché ci teniamo alla storia di quelli che sono stati questi venticinque anni.
Siamo qui perché è importante che questi venticinque anni non possAono e non debbano essere buttati via.
Siamo qui perché la cooperazione sociale della Valle d'Aosta da 25 anni lavora ... bene, credo, lavora con una passione, siamo qui anche perché i lavoratori di queste cooperative, in questi venticinque anni, hanno messo la loro voglia, il loro tempo, i loro soldi e con queste scelte queste cose sono tutte messe in pericolo e fortemente minacciate.

SB. Come autocritica, dove abbiamo sbagliato?
RP. Non so! Credo che, se posso fare un appunto, possiamo pensare che forse oggi scontiamo l'errore che queste gare riservate ai servizi sociali, per i servizi sociali, lo strumento dell'appalto, della gara non ha un senso e non è il sistema per affidarle. Probabilmente occorre che pensiamo a strumenti diversi.

SB. Come far capire all'ente i concetti di territorio, mutualità, presenza rispetto anche ad altri compagini che si definiscono sociali.
RP. Non so come far capire.
Probabilmente se il territorio non ci legge, ma credo che in parte ci legga, non siamo sconosciuti, la gente ci conosce quindi se non altro nei servizi in cui siamo la gente ha imparato a conoscerci e se no siamo così visibili è un problema nostro di capire come lavorare per raccogliere per questa visibilità.

SB. Che cosa succederà dal prossimo primo luglio in poi?
RP. E' difficile dirlo. Non so. Potrebbe essere che ci siano degli elementi per cui noi possiamo pensare ad un ricorso per sospendere l'aggiudicazione della gara come può essere anche che il servizio incominci con la cooperativa vincente o come può essere anche che la cooperativa vincente possa non riuscire a far partire il servizio
perché non ha tutte le persone ritenute necessarie.

Silvia

Roberto Presciani in marcia
25 giugno 2009
Aosta Via Aubert
C - Photo Silvia Berruto

25 giugno 2009

manifestazione nonviolenta della cooperazione sociale valdostana

REPORT IN PROGRESS

MANIFESTAZIONE NONVIOLENTA DELLA COOPERAZIONE SOCIALE VALDOSTANA


Oggi i cooperatori sociali del Consorzio Trait d'Union scendono in piazza per una manifestazione nonviolenta per ribadire la scelta dei lavoratori di non essere trattati come merce che transita da una cooperativa all'altra.

PERSONE NON COSE
PERSONE NON OGGETTI IN TRANSITO E/O TRANSUMANTI

Il corteo partirà da Piazza della Repubblica alle ore 17 e si dirigerà sino in Piazza Chanoux

Liberostile seguirà in tempo reale, giornalisticamente ma soprattutto fotograficamente, la manifestazione

con rispetto

Silvia Berruto

PREVENIRE E' MEGLIO CHE IMPRIGIONARE


PREVENIRE E' MEGLIO CHE IMPRIGIONARE
Ma quale prevenzione, se l'istigazione a delinquere spesso avviene a mezzo informazione?
Padova
22 maggio 2009
Casa di reclusione di Padova
Uno
Prevenire è meglio che imprigionare è (il titolo del) la giornata nazionale di studi 2009, promossa dalla redazione di Ristretti Orizzonti, periodico di informazione e cultura dal carcere Due Palazzi di Padova, e dall'associazione di Volontariato "Granello di Senape Padova".
Si è trattato di un incontro.
Un incontro fra persone. Diverse: per cultura e per destini che si sono incrociati nel carcere di Padova.
Si sono potute apprezzare le storie, le testimonianze e le sofferenze, ma soprattutto le aperture, di donne e uomini disposti a mettersi in gioco - si trattasse di relatori o di carcerati, con esperienze e train de vie anche molto distanti gli uni dagli altri - tutti accomunati dalla volontà e dalla scelta di confrontarsi.
Si tratta di persone appartenenti a cittadinanze attive, libere e non, unite nella riflessione, nel confronto, nell'elaborazione di strategie attive e di interventi mirati, che si sollecitano, si discutono e si progettano proprio all'interno dell'annuale giornata nazionale di studi.
La giornata è stata pensata e organizzata per sollecitare l'avvio di concrete attività di prevenzione.
In più di cinquecento abbiamo deciso di esserci.
Abbiamo deciso di rispondere all'invito della redazione di Ristretti a partecipare all'incontro, il cui sottotitolo ben più provocatorio del titolo ha obbligato tutti coloro che sono intellettualmente onesti a mettersi in discussione: Ma quale prevenzione, se l'istigazione a delinquere spesso avviene a mezzo informazione?
Alcuni concetti, infatti, vengono troppo spesso trattati e diffusi mediante l'uso di luoghi comuni e di contenuti generici e qualunquisti, esiti di una relativizzazione e di una banalizzazione, anche espressiva, delle idee e dei fatti, restituiti in modo impreciso quando non errato, da alcuni operatori dell'informazione, che non definirei, da un punto di vista strettamente semantico, (dei) giornalisti.
E' stata criticata una certa informazione e, ora più che mai, è necessario, lo dico dall'interno della categoria, che i giornalisti facciano sui tali comportamenti non professionali una seria autocritica e adottino misure risolutive.
"Ci candidiamo a parlare seriamente di prevenzione" si legge nella mission del programma della giornata.
A buon diritto.
Tra gli obiettivi della giornata c'era l'intento di "Dare ai ragazzi un'idea diversa dei comportamenti a rischio, di come le vite a volte "deragliano", e poi delle pene e del carcere: è questo che ci ha spinto, cinque anni fa a iniziare un progetto con le scuole.
Volevamo insomma non che gli studenti "cambiassero idea" su questi temi, ma che si facessero una loro idea sulla base di una conoscenza diretta di un mondo difficile come quello della galera. Perché in realtà, bombardati da una informazione che spinge all'irresponsabilità, quello che i giovani (e spesso anche i loro genitori) non sanno, per esempio, che non è vero che nessuno nel nostro Paese sconta la pena in carcere, semmai il problema è quanto tempo dopo aver commesso il reato la sconterà. Abbiamo visto persone entrare in carcere per una condanna definitiva a distanza di dieci-dodici-quindici anni dalla denuncia."
Ristretti segnala a tutti e fa rimarcare a chi fa informazione la responsabilità di quest'ultima nel veicolare concetti distorti tra cui "un senso di impunità pericoloso" e spesso generalizzato, che non corrisponde alla realtà dei fatti e che emerge, ad esempio, se un meccanismo giudiziario, come quello sopra descritto, non viene analizzato e restituito al pubblico dopo un corretto trattamento da giornalisti preparati, corretti e rispettosi della deontologia professionale.
Per le ragioni su esposte l'informazione è stata accusata anche di irresponsabili silenzi sulla diffusione di alcuni meccanismi della giustizia, atteggiamento definito da Ristretti, "una vera, imperdonabile "istigazione a delinquere".
Ristretti ha lanciato una critica decisa, pertinente, necessaria e dura nei confronti di una certa informazione che, irresponsabile, "spinge (il lettore, ndr) all'irresponsabilità."
Ristretti ha richiamato la stampa ad una maggiore attenzione nella scelta e nell'uso delle parole: in sintesi con un'attenzione più mirata nel fare informazione.
Per quanto riguarda la prevenzione, la redazione di Ristretti spiega agli studenti delle scuole medie, inferiori e superiori, che a migliaia sono stati coinvolti nel progetto, ormai quinquennale, "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere", che "dietro ogni reato c'è una persona, che l'umanità di un reato non cancella la gravità del reato, che si deve comprendere "come e dove le vite, a volte, deragliano" con l'aiuto delle persone detenute che mettono a disposizione le loro esperienze. La prevenzione sta anche nel riconoscere, da parte delle persone detenute ma anche dei volontari, l'importanza delle parole e le conseguenze del loro uso: le parole sono come massi, possono arrecare dolore, mascherare o abbellire la realtà, possono essere alibi o giustificazioni.
Valorizzando il ruolo delle vittime in una prospettiva nuova nel doloroso ma quanto mai necessario e indispensabile lavoro sul sé per ricomporre lo strappo con la società, all'interno del lavoro di prevenzione che passa anche attraverso la riflessione sul rapporto fra autori e vittime di un reato, Ristretti è riuscita a coinvolgere le vittime in laboratori di mediazione sociale che possono operare per quello che Benedetta Tobagi descrive bene con l'espressione "rompere le catene dell'odio".
Molteplici sono state le testimonianze all'interno dei lavori che sono stati coordinati, con passione e raffinata sensibilità, da Adolfo Ceretti, Professore Straordinario di Criminologia, Università di Milano-Bicocca e Coordinatore Scientifico dell'Ufficio per la Mediazione Penale di Milano.
Elena Valdini, autrice di "Strage continua. La verità sulle vittime della strada", è diventata giornalista, come afferma lei stessa, per il bisogno di trovare onestà nell'informazione. Valdini invece di un incidente, che ha una nuance di casualità, preferisce si parli di scontro.
Roberto Merli, padre di Alessandro, ucciso nel 2000, a 14 anni da un'automobilista, referente provinciale, con sede di Brescia, dell'Associazione Italiana Familiari e vittime della strada e referente provinciale, illustra gli scopi dell'associazione il primo dei quali è essere vicino alle famiglie, dando un apporto con conforto umano, assistenza psicologica in consultori familiari permanenti, e assistenza legale.
L'associazione ha circa 108 sedi dislocate sul territorio nazionale ma la sede di Brescia è l'unica che fa prevenzione con corsi di sensibilizzazione e di educazione civica costante nelle scuole.
Merli ha parlato di "guerra civile" rispetto ai numeri relativi agli incidenti che avvengono annualmente sulle strade. Come risulta dalle statistiche sarebbero 7000 i morti all'anno per scontri stradali, 19 morti al giorno, e a 300.000 i feriti, dei quali 20.000 sono disabili gravi, per un totale di 54 feriti gravi al giorno.
Mi ha lasciato perplessa la scelta della parola "guerra" che, a mio avviso, viene impiegata in modo discutibile, anche in relazione ad alcune premesse ai lavori.
"Siamo noi (un noi collettivo, che non esclude nessuno, ndr) che dobbiamo far di tutto per diminuire questo! ha concluso con determinazione Roberto Merli.
Alle testimonianze dei relatori esterni si sono alternate quelle delle persone detenute.
Andrea, in carcere da quattordici anni, fa parte della redazione di Ristretti dall'inizio (dal 1998) e ha visto nascere il progetto nelle scuole Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere che mette davanti a tutto la prevenzione". Andrea, sottolinea, in modo non surrettizio, che quando si parla di prevenzione si deve parlare di entrambe le parti coinvolte quando viene commesso un reato. Secondo Andrea è facile immedesimarsi nella parte della vittima, e dichiara che anche a lui è successo, ma per quanto ha potuto riscontrare nella sua esperienza, sono le persone comunemente definite "normali" che possono commettere, in momenti particolari, per leggerezza o per incoscienza, dei reati.
Ricorda la forte convinzione personale, dopo l'assunzione di sostanze, di poter essere lucido e padrone delle proprie azioni e della sensazione di assoluta certezza che non sarebbe mai successo niente "perché ero in possesso di tutte le mie facoltà", dichiara, tranne poi doversi ricredere.
Vanni dice che per raccontare il reato bisogna raccontare la relativa storia personale.
E non è cosa da poco raccontare la propria storia in questi casi.
Ceretti, ringraziando i detenuti, interviene e cita di Fabrizio De André "Per tutti il dolore degli altri è dolore a metà " per lui molto importante e rivolgendosi alle persone detenute e dice "Voi siete riusciti a raccontare non solo la metà del dolore ma tutto il dolore ... perché il lavoro che state facendo è un lavoro capace di costruire la propria pace e di costruire rapporti con chi ovviamente non ha attraversato queste esperienze ma può cominciare a comprendere che cosa significa essere dall'altra parte."
Gianfranco Bettin, sociologo e autore di "Eredi. Da Pietro Maso a Erika e Omar", Mauro Grimoldi psicologo e autore di "Adolescenze estreme", Don Gino Rigoldi, cappellano dell'Istituto penale minorile Beccaria e autore di "Un male minore" hanno dissertato sul tema dei comportamenti a rischio dei giovani.
Valter dice che il progetto con le scuole dimostra che in carcere non ci sono i mostri o i predestinati ma persone "normalissime" e sottolinea come, anche avendo avuto un percorso esistenziale regolare, si possa ugualmente finire in carcere.
Ceretti presenta quindi il lavoro di Giovanni Torrente. "Ma qual è il vero problema che Torrente ha studiato con una serietà e un rigore metodologico come i sociologi del diritto più bravi sanno fare è quello di capire e di dare una risposta, ormai invisa, al fatto se l'indulto abbia naturalmente inciso sui tassi di recidiva dei reati. Questa è una domanda alla quale abbiamo sentito continuamente rispondere in modo urlato e volgare" e invita Torrente a dire qualcosa di serio.
Giovanni Torrente, docente di Sociologia Giuridica dell'Università della Valle d'Aosta, (si veda, nel blog, in merito il mio precedente pezzo "Le verità sull'indulto. Presentata a Padova la ricerca di Giovanni Torrente" pubblicato anche da Informazione Valle d'Aosta) illustra la sua ricerca dalla quale emerge in sintesi un dato di disinformazione imputabile a parte dei media che hanno restituito dati errati, esiti di errori interpretativi con conseguenze gravissime per l'informazione collettiva e strumentalizzazioni politiche dei dati.
Sono le stesse le fonti del dato diffuso da Torrente e del dato fornito, ad esempio, dal ministro Alfano nel 2008 circa la percentuale dei beneficiari dell'indulto rientrato in carcere: il 18,57% per Torrente e il 36% per Alfano.
Questa assai diversa restituzione dei dati è imputabile ad una diversa lettura e interpretazione dei dati: il dato del ministro non restituirebbe, secondo Torrente, il tasso di recidiva "reale" ma gli "eventi di reingressi"che ovviamente sovradimensiona
il fenomeno. "Quello citato è solo un esempio di un sistema organizzativo non finalizzato alla produzione di dati utilizzabili come strumento di analisi delle politiche criminali" sostiene Torrente.
Su informazione, prevenzione e vittime hanno portato la loro testimonianza Paola Reggiani, Benedetta Tobagi e Silvia Giralucci volontarie nella redazione di Ristretti.
L'intervento di Paola Reggiani, sorella minore di Giovanna Reggiani, è stato introdotto da Lorenzo Guadagnucci, giornalista, che ha realizzato un'intervista esclusiva pubblicata sul libro "Lavavetri" e ha restituito, con la professionalità ma soprattutto con la sensibilità che gli sono proprie, il progetto di ricostruzione del sé della famiglia Reggiani, dopo la morte di Giovanna.
Di impegno nelle carceri e nelle scuole ha parlato Antonella Mascali autrice di "Lotta civile" in cui in dodici storie di familiari di vittime di mafia si narra il processo di trasformazione della sofferenza in impegno sociale.
Ma "occorre abbassare i toni, smettere di incitare l'opinione pubblica a farsi giustizia da sé e ragionare su tutte le forme possibili di prevenzione. La nostra proposta è di giungere alla creazione di un possibile tavolo di lavoro che promuova politiche di prevenzione nuove, basate sulle testimonianze dirette degli autori di reato, su un coinvolgimento diverso delle vittime, e su una mediazione sociale intesa come strumento per "ricucire lo strappo" tra la società e chi ne ha violato le regole":

con rispetto
Silvia Berruto


Prevenire è meglio che imprigionare
Ma quale prevenzione, se l'istigazione a delinquere spesso avviene a mezzo informazione?
Sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

www.ristretti.it
Il tavolo dei relatori

da sinistra
Silvia Giralucci, Don Gino Rigoldi, Gianfranco Bettin, Lorenzo Guadagnucci, Antonella Mascali, Paola Reggiani, Ornella Favero, Adolfo Ceretti, Benedetta Tobagi, Mauro Grimoldi, Elena Valdini e Giovanni Torrente

Padova 22 maggio 2009
© Photo Silvia Berruto

Segnalazione RISTRETTI ORIZZONTI



RISTRETTI ORIZZONTI
è
il giornale sul carcere e sulla pena


www.ristretti.it

24 giugno 2009

Dal Consorzio di Cooperative sociali Trait d'Union

Consorzio di Cooperative sociali Trait d'Union
COMUNICATO STAMPA
La cooperazione sociale valdostana
scende in piazza
La manifestazione si terrà domani giovedì 25 giugno alle ore 17 ad Aosta
Aosta, 24 giugno 2009

I lavoratori delle cooperative sociali aderenti al Consorzio Trait d’Union scenderanno in piazza per una manifestazione prevista per domani, giovedì 25 giugno 2009, ad Aosta. A deciderlo l’assemblea dei lavoratori che ieri sera si è riunita presso la Fédération des Coopératives per discutere le conseguenze legate all’esito dell’appalto dei servizi agli anziani del Comune di Aosta.
Scopo della manifestazione: ribadire la scelta dei lavoratori di non essere trattati come merce che transita da una cooperativa all’altra. Il corteo partirà verso le ore 17 da Piazza della Repubblica per approdare in Piazza Chanoux verso le ore 18.30. Hanno dato l’appoggio alla manifestazione tutte le cooperative aderenti al Trait d’Union ed anche le non aderenti.
Nel frattempo a quasi 10 giorni dalla chiusura dei lavori della commissione manca ancora la determina dirigenziale, senza la quale nessuno può avere accesso agli atti di gara che hanno determinato un simile risultato. “Riteniamo – afferma il Presidente del Trait d’Union Roberto Presciani – che si stia ledendo un nostro diritto. L’accesso agli atti ci permetterebbe di conoscere quali sono stati gli elementi sui quali siamo risultati perdenti, nonché valutare la possibilità di un eventuale ricorso. Il Comune di Aosta si è impegnato a pubblicare la determina entro oggi, in assenza di questo atto ci riteniamo svincolati da qualsiasi impegno che ne consegue”.
Il Consorzio dopo aver fornito nella giornata di venerdì 19 giugno l’elenco dei lavoratori con le rispettive qualifiche, rispettando quando concordato, si è nuovamente impegnato a fornire ulteriori dettagli. Nell’assemblea di ieri sera, infine, sono state lette le comunicazioni e i messaggi di solidarietà pervenuti da cooperative sociali di fuori Valle e sono state depositate le 535 firme di sostegno ai lavoratori raccolte fra le basi sociali e i lavoratori di altre cooperative valdostane aderenti a Trait d’Union e non.
NG/09

20 giugno 2009

L'EMITENTE E' LA FOLLIA! Assemblea generale delle radio della salute mentale

RADIOINCONTRI - A RIVA DEL GARDA
19 20 21 giugno 2009

SABATO 20 GIUGNO 2009
ore 17,30
in Piazza Battisti


E' MITTENTE LA FOLLIA:
l'assemblea generale delle radio della salute mentale
Partecipano:

Rete 180 - Mantova
Psico Radio - Bologna
Radio 180 L'Altra Musica - Cosenza
Radio 180 - Salento
Radio DNA - Senigallia
Radio Fragola - Trieste
Radio Fuori Onda - Roma
Radio Shock - Piacenza

08 giugno 2009

Le verità sull'indulto. Presentata a Padova la ricerca di Giovanni Torrente




Nove persone su dieci non sono tornate a delinquere secondo i dati della ricerca "Indulto. La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità" presentata nella giornata nazionale di studi, svoltasi presso la casa di reclusione di Padova il 22 maggio scorso, Prevenire è meglio che imprigionare, dal suo autore Giovanni Torrente, docente di sociologia giuridica presso l'Università della Valle d'Aosta.
La ricerca ha analizzato i dati relativi a 27.607 detenuti liberati dalla detenzione con l'indulto e a un campione di 7615 liberati dalla misura alternativa. I dati, aggiornati a 26 mesi e 15 giorni successivi all'entrata in vigore della legge (31 luglio 2006) ovvero al 15 ottobre 2008, offrono importanti prospettive di analisi in merito alla recidiva. La recidiva, fra gli ex detenuti, si è attestata sul 26,97% e sul 18,57% fra coloro che erano in misura alternativa al momento dell'entrata in vigore della legge.
Il dato sui reingressi in carcere dei soggetti scarcerati a seguito del provvedimento di indulto mostra una percentuale di recidivi sensibilmente inferiore al dato del 68,45% rilevato dall'Ufficio statistico del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria.
Il tasso di recidiva offre indicazioni sull'impatto del provvedimento che si discostano sostanzialmente dalla rappresentazione dominante e soprattutto in direzione opposta al teorema che vorrebbe il provvedimento di clemenza causa di un aumento della criminalità.
Colpiscono le implicazioni metodologiche che devono guidare alla lettura dei dati e sulle quali Torrente richiama l'attenzione: occorre, preliminarmente, stabilire "che cosa si intenda per recidiva".
Per Torrente il criterio interpretativo adottato nei confronti del fenomeno si riferisce al semplice reingresso in carcere dei beneficiari del provvedimento e non, come avviene per i dati forniti dal monitoraggio dell'ufficio per lo sviluppo e per la gestione del sistema informativo automatizzato del DAP (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) che non considera il numero reale di persone rientrate in carcere, al numero di "eventi di ingresso" .
Da questo risulterebbe, sul lungo periodo, un sovradimensionamento dell'entità reale del fenomeno.
Poiché l'esecuzione penale del paese è suddivisa fra l'area penale interna, competente sull'esecuzione delle pene all'interno dei penitenziari e l'area penale esterna, competente sull'esecuzione delle misure alternative al carcere vi è una parallela struttura organizzativa degli uffici che coinvolge anche l'ambito statistico. I dati statistici relativi all'esecuzione penale interna sono raccolti dall'ufficio per lo Sviluppo e la gestione del Sistema Informativo Automatizzato mentre i dati dell'area penale esterna sono raccolti dall'Osservatorio delle misure alternative presso la Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna.
Il ricercatore interessato all'analisi delle statistiche sull'universo dell'esecuzione penale deve quindi "presentare le medesime richieste a due differenti uffici, non coordinati fra loro, strutturati in maniera differente e con sistemi di raccolta dati differenti."
Legittima è quindi la domanda sulle fonti delle cifre attraverso le quali alcuni mass-media e alcuni politici hanno sancito il fallimento del provvedimento. La diffusione e la profusione di cifre "radicalmente lontane dalla realtà dei fatti non sarebbe stata possibile all'interno di un sistema dotato di una cultura attenta alla verifica delle procedure adottate" sostiene Torrente.
Occorre quindi un processo di revisione culturale perché "in assenza di tale cultura tutto diventa possibile."
Tra i miti in parte sfatati dal lavoro di Torrente c'è quello dello straniero recidivo: "il dato sulla recidiva in base alla nazionalità deve essere interpretato con prudenza, tuttavia, esso mostra come la focalizzazione sulla figura dello straniero come probabile autore di nuovi reati non sia giustificata."



La ricerca completa è consultabile sul sito http://www.ristretti.it/



Silvia Berruto

L'intervento di Giovanni Torrente
Padova 22 maggio 2009
Carcere Due Palazzi
© Photo Silvia Berruto