08 giugno 2009

Le verità sull'indulto. Presentata a Padova la ricerca di Giovanni Torrente




Nove persone su dieci non sono tornate a delinquere secondo i dati della ricerca "Indulto. La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità" presentata nella giornata nazionale di studi, svoltasi presso la casa di reclusione di Padova il 22 maggio scorso, Prevenire è meglio che imprigionare, dal suo autore Giovanni Torrente, docente di sociologia giuridica presso l'Università della Valle d'Aosta.
La ricerca ha analizzato i dati relativi a 27.607 detenuti liberati dalla detenzione con l'indulto e a un campione di 7615 liberati dalla misura alternativa. I dati, aggiornati a 26 mesi e 15 giorni successivi all'entrata in vigore della legge (31 luglio 2006) ovvero al 15 ottobre 2008, offrono importanti prospettive di analisi in merito alla recidiva. La recidiva, fra gli ex detenuti, si è attestata sul 26,97% e sul 18,57% fra coloro che erano in misura alternativa al momento dell'entrata in vigore della legge.
Il dato sui reingressi in carcere dei soggetti scarcerati a seguito del provvedimento di indulto mostra una percentuale di recidivi sensibilmente inferiore al dato del 68,45% rilevato dall'Ufficio statistico del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria.
Il tasso di recidiva offre indicazioni sull'impatto del provvedimento che si discostano sostanzialmente dalla rappresentazione dominante e soprattutto in direzione opposta al teorema che vorrebbe il provvedimento di clemenza causa di un aumento della criminalità.
Colpiscono le implicazioni metodologiche che devono guidare alla lettura dei dati e sulle quali Torrente richiama l'attenzione: occorre, preliminarmente, stabilire "che cosa si intenda per recidiva".
Per Torrente il criterio interpretativo adottato nei confronti del fenomeno si riferisce al semplice reingresso in carcere dei beneficiari del provvedimento e non, come avviene per i dati forniti dal monitoraggio dell'ufficio per lo sviluppo e per la gestione del sistema informativo automatizzato del DAP (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) che non considera il numero reale di persone rientrate in carcere, al numero di "eventi di ingresso" .
Da questo risulterebbe, sul lungo periodo, un sovradimensionamento dell'entità reale del fenomeno.
Poiché l'esecuzione penale del paese è suddivisa fra l'area penale interna, competente sull'esecuzione delle pene all'interno dei penitenziari e l'area penale esterna, competente sull'esecuzione delle misure alternative al carcere vi è una parallela struttura organizzativa degli uffici che coinvolge anche l'ambito statistico. I dati statistici relativi all'esecuzione penale interna sono raccolti dall'ufficio per lo Sviluppo e la gestione del Sistema Informativo Automatizzato mentre i dati dell'area penale esterna sono raccolti dall'Osservatorio delle misure alternative presso la Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna.
Il ricercatore interessato all'analisi delle statistiche sull'universo dell'esecuzione penale deve quindi "presentare le medesime richieste a due differenti uffici, non coordinati fra loro, strutturati in maniera differente e con sistemi di raccolta dati differenti."
Legittima è quindi la domanda sulle fonti delle cifre attraverso le quali alcuni mass-media e alcuni politici hanno sancito il fallimento del provvedimento. La diffusione e la profusione di cifre "radicalmente lontane dalla realtà dei fatti non sarebbe stata possibile all'interno di un sistema dotato di una cultura attenta alla verifica delle procedure adottate" sostiene Torrente.
Occorre quindi un processo di revisione culturale perché "in assenza di tale cultura tutto diventa possibile."
Tra i miti in parte sfatati dal lavoro di Torrente c'è quello dello straniero recidivo: "il dato sulla recidiva in base alla nazionalità deve essere interpretato con prudenza, tuttavia, esso mostra come la focalizzazione sulla figura dello straniero come probabile autore di nuovi reati non sia giustificata."



La ricerca completa è consultabile sul sito http://www.ristretti.it/



Silvia Berruto

L'intervento di Giovanni Torrente
Padova 22 maggio 2009
Carcere Due Palazzi
© Photo Silvia Berruto