28 marzo 2009

"Mettiamo al bando la parola clandestino" Aggiornamento campagna

da
Giornalisti contro il razzismo
<appellomediarom@gmail.com>
a
appellomediarom <appellomediarom@gmail.com>
data 24 marzo 2009 10.36
oggetto aggiornamento campagna (marzo 2009)

La campagna "Mettiamo al bando la parola clandestino" prosegue e può contare su nuove importanti adesioni.
- Il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, durante un convegno dedicato a "Immigrati, una risorsa scoperta", ha detto che la sua amministrazione si impegnerà d'ora in poi, quando si parlerà di immigrazione, ad utilizzare un linguaggio corretto e rispettoso. Claudio Martini ha invitato i media a non chiamare "clandestini" gli immigrati esclusi dalle sanatorie e privi di permesso di soggiorno, riferendosi alla campagna dei "Giornalisti contro il razzismo" e all'adesione già assicurata dall'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna.
- Nello stesso giorno ha aderito alla campagna anche Caterpillar, popolare trasmissione di Radiodue, che ha dedicato una puntata all'argomento.
- Il gruppo "Giornalisti contro il razzismo" ha diffuso un intervento in occasione della Giornata internazionale contro il razzismo (21 marzo), disponibile sul sito. Il comportamento dei media è ancora del tutto insufficiente ed è perciò necessaria la responsabilizzazione di tutti i giornalisti, con l'impegno quotidiano "a mantenere razionalità, obiettività, senso critico e rispetto come princìpi guida della attività giornalistica, rifiutando la "etnicizzazione" della cronaca nera, smascherando le campagne xenofobe in quanto tali, usando un linguaggio appropriato e non discriminatorio".
- Sul sito sono disponibili materiali e analisi su alcuni "casi esemplari" di superficiale trattamento del tema immigrazione-sicurezza-criminalità da parte dei media. Come sempre, questi documenti sono proposti senza intenti puramente polemici, bensì come materiali di discussione e approfondimento.

Tutti i testi completi sono sul sito http://www.giornalismi.info/mediarom

Giornalisti contro il razzismo,
23 marzo 2009

27 marzo 2009

NON CI STO! Appunti per un mondo migliore


parte prima

"Ricordiamoci che nella vita la cosa importante è di sapere di essere al posto giusto"
Così parlò Padre Alex Zanotelli.
Ai Calabresi.
Ai presenti.
A tutti noi.
A Crotone il 1 marzo 2009
Ma non è stata una novità.
Infatti anche in "Non ci sto! Appunti per un mondo migliore", storica conversazione avvenuta nella Pieve di Romena (Arezzo) il 27 luglio 2002 fra Alex Zanotelli e Pietro Ingrao - di cui consiglio la lettura alle compagne e ai compagni (a* molt* con cui ancora posso con-dividere il pane) che non l'avessero ancora fatto - si ritrova questo leitmotiv.
"Dovevamo incontrarci quando sono stato silurato da Nigrizia, ricorda Alex.
"Il posto giusto" è il titolo e l'attacco della conversazione (la cui trascrizione non è stata rivista dai due).
Comincia così il confronto sulle biografie dei due intellettuali.
Alex riferisce di come a Korogocho, nonostante l'impotenza quotidiana del suo agire, c'era la consapevolezza di poter dire "Questo è il mio posto, questo è il mio ruolo". Ingrao ricorda nitidamente un momento in cui ha detto "Devo fare questo".
E' stato nella primavera del 1940.
Già impegnato politicamente Pietro faceva parte di un'organizzazione clandestina comunista che agiva a Roma.
La sua organizzazione era collegata con un gruppo di cospiratori di matrice cattolica tra cui Franco Rodano e don Pecoraro.
"Noi li chiamavamo cattolici comunisti e questo è il nome che presero dopo. Loro si chiamavano comunisti sinarchici [...] per indicare un altro modo di aggregazione."
Sino al fatale '39, quando ci dividemmo tra di noi comunisti sul patto che Stalin aveva stretto con Hitler ... [...] Tra di noi c'era chi difendeva Stalin e chi obiettava.
Io ero tra quelli che obiettavano."
Partito da Roma "con il lutto al cuore" Pietro si reca a Lenola, suo paese natale.
Lì lo tormenta una domanda ricorrente e ossessiva: "Che faccio?
Dal rischio di diventare nulla, di disperdere tutte le cose in cui credevo, sono arrivato ad una conclusione che un po' si avvicina alle cose che diceva Alex su Nairobi... [...] L'immagine era quella di un mondo che andava contro tutto quello che avevo dentro, quello in cui credevo e che segnava una vita".
Dopo giorni di riflessioni Ingrao concluse: "Non ci sto! non ci posso stare!
Da lì ho continuato la mia battaglia."
[...]
"Della mia vita fino ad oggi, quel resistere (che poi divenne la Resistenza),
quell'inizio del mio percorso, questo lo salvo.
Su tutto il resto, beh, c'è molto da discutere!"

continua

Silvia Berruto

Nella vita la cosa importante è di sapere di essere al posto giusto (A.Zanotelli)
Crotone 1 marzo 2009
C- Photo Silvia Berruto

26 marzo 2009

Lunedì 30 marzo 2009 L'INFORMAZIONE CONTRO IL RAZZISMO

Lunedì 30 marzo 2009
ore 21.30
All'Espace Populaire di Aosta

Per Collettivamente Memoria 2009
L'INFORMAZIONE CONTRO IL RAZZISMO


L'esperienza e le proposte di "GIORNALISTI CONTRO IL RAZZISMO"
Lorenzo Guadagnucci, giornalista e promotore di "Giornalisti contro il razzismo" e Silvia Berruto giornalista aderente a "Giornalisti contro il razzismo"

Proiezione del cortometraggio "Il principe e la strega" prodotto da Parallelo 41/Arcimovie Napoli / 70° Circolo Didattico di Napoli
Presentazione dell'esperienza di Arci Movie (Napoli) e del corto a cura di Antonio Borrelli

Ospite d'onore Ida Désandré, deportata politica a Ravensbrück, Salzgitter, Bergen-Belsen

Proposto dall'Associazione Saperi & Sapori, dalla Cooperativa sociale Rosso Piccante, dall'ARCI Valle d'Aosta con "Giornalisti contro il razzismo"
A cura di Silvia Berruto

Le iniziative di Espace Populaire sono aperte ai soci ARCI, UISP, Arcigay e Leambiente

21 marzo 2009

Dì qualcosa di sinistra


"Dì qualcosa di sinistra"
Voci per un senso e per un dissenso

Rubrica ognitantale di Silvia Berruto

Uno/2009
con il prezioso contributo di

MARCO BERSANI

uno dei fondatori di Attac Italia
Autore di "nucleare: se lo conosci, lo eviti. una battaglia per il diritto al futuro"
2009

Per i tipi Edizioni Alegre
Cooperativa giornalistica

SB_Rispetto al tema che tratterai stasera Marco "Dì qualcosa di sinistra"

MB_Qualcosa di sinistra significa opporre ad un modello energetico che è termico, centralizzato e militarizzato, un modello energetico basato sull'energia pulita, democratica e territoriale.Oggi si pensa che l'energia si produce bruciando, questo vale per le centrali vale anche per gli inceneritori. Noi dobbiamo cominciare a dire basta all'energia prodotta bruciando anche perché quel modello significa concentrazione della produzione energetica in poteri forti, che siano essi i grandi produttori di petrolio o i grandi produttori di energia nucleare, e opporre a questo il fatto che in ogni territorio c'è il sole, in ogni territorio c'è il vento, qualcuno ha il calore sotto terra, qualcuno ha le onde del mare.

Su questa base è possibile costruire un'autoproduzione territoriale, controllata e orientata socialmente, e soprattutto che rende democratico e pulito il modo di costruire un'alternativa energetica che è poi anche un progetto di società.

Silvia Berruto
giovedì 19 marzo 2009
All'Espace Populaire di Aosta

Incontro/intervista con Marco Bersani uno dei fondatori di Attac Italia. All'Espace Populaire di Aosta


SB _ Sono con Marco Bersani, autore dello studio "nucleare: se lo conosci, lo eviti. una battaglia per il diritto al futuro"
Ma non è troppo uno slogan questo titolo?

MB _ No perché io credo che, siccome sul nucleare questo paese ha discusso moltissimo, però vent'anni fa, e oggi invece viene riproposto come l'energia del futuro, come la direzione che farà uscire il paese dalla crisi, come la panacea di tutti i mali, c'è bisogno di moltissima informazione.
Proprio perché, siccome gli argomenti portati a giustificazione di questo rilancio nucleare sono totalmente destituiti di fondamento, c'è bisogno di informazione quindi il titolo è proprio "se lo conosci,lo eviti" cioè è necessario conoscere di che cosa si sta parlando perché sono convinto che tutti quelli che conoscono quali sono i termini del problema saranno poi militanti antinucleari, diventeranno attivisti che si oppongono proprio perché il modello energetico e di società che sta dietro a questo rilancio del nucleare non ha niente a che vedere con l'altro mondo possibile che invece molte persone, nei territori a livello nazionale, stanno praticando da tempo.

SB _ Senti andiamo un po' più a fondo nella teoria e nel teorema del tuo libro. Se io fossi l'antagonista e se sapessi, come dovrei sapere, secondo quanto dici tu, dovrei posizionarmi su una linea antinucleare e non pro nucleare come di fatto fa, invece, l'antagonista. Come facciamo tornare i conti su questo?

MB _ Diciamo che il nucleare si basa su una serie di bugie.
La prima è che il nucleare è l'energia del futuro.
Non si è mai visto un'energia, dichiarata del futuro, dopo sessant'anni di esistenza.
La stessa Agenzia internazionale per l'energia atomica, che è un organismo nato per promuovere il cosiddetto uso pacifico del nucleare, dice che se oggi il contributo del nucleare è il 16 % della produzione dell'energia elettrica mondiale, nel 2030 sarà il 13%.
Ci sono dati incontrovertibili che dicono che non stiamo parlando dell'energia del futuro.
E questa discesa dal 16% al 13% è immediatamente spiegabile perché le centrali nucleari hanno una durata limitata, intorno ai 20/25 anni.
Quindi nei prossimi anni chiuderanno moltissime centrai nucleari e per mantenere anche solo l'attuale produzione di energia nucleare, per esempio dovranno essere costruite 60 centrali nucleari entro il 2015, 192 entro il 2025.
Chiunque si rende conto che è un'ipotesi impossibile!

SB _ Come possiamo fare resistenza dal basso. Secondo il tuo punto di vista e secondo anche quanto tu dici nel tuo libro.

MB _ Ho scritto un capitolo finale per costruire un nuovo movimento antinucleare.
Io credo questo che noi nel 1987 abbiamo vinto la battaglia contro il nucleare, abbiamo perso la battaglia successiva: quella per cui occorreva costruire un altro modello energetico.
Oggi, secondo me è possibile dure, di nuovo no al nucleare. Ma noi potremmo vincere se davvero in tutti i territori cominceremo a reclamare e a costruire percorsi e processi che chiedono un'energia basata sul risparmio energetico.
Cito solo un dato. L'attuale capacità di installata di energia è di 88.000 megawatt annuali. La domanda attuale è 55.000 MW annuali.
Noi abbiamo una capacità installata superiore di 33.000 MW annuali eppure l'attuale capacità installata funziona al 50%, cioè produce 44.000 MW: è per questo che noi importiamo energia dall'estero.
Allora basarsi sul risparmio energetico, sull'efficienza dei processi energetici attuali e soprattutto su un'energia territorialmente prodotta, e democraticamente prodotta, significa costruire un percorso per cui un domani nessuno potrà di nuovo dire che serve il nucleare.

SB _ Relativamente al tema che tratterai stasera svp "Dì qualcosa di sinistra"

MB _ Qualcosa di sinistra significa opporre ad un modello energetico che è termico, centralizzato e militarizzato, un modello energetico basato sull'energia pulita, democratica e territoriale.
Oggi si pensa che l'energia si produce bruciando, questo vale per le centrali vale anche per gli inceneritori. Noi dobbiamo cominciare a dire basta all'energia prodotta bruciando anche perché quel modello significa concentrazione della produzione energetica in poteri forti, che siano essi i grandi produttori di petrolio o i grandi produttori di energia nucleare, e opporre a questo il fatto che in ogni territorio c'è il sole, in ogni territorio c'è il vento, qualcuno ha il calore sotto terra, qualcuno ha le onde del mare.
Su questa base è possibile costruire un'autoproduzione territoriale, controllata e orientata socialmente, e soprattutto che rende democratico e pulito il modo di costruire un'alternativa energetica che è poi anche un progetto di società.

Silvia Berruto

Marco Bersani all'Espace Populaire
Aosta giovedì 19 marzo 2009
C- Photo Silvia Berruto


20 marzo 2009

24° Torino GLBT Film Festival

"Da Sodoma a Hollywood"
24° Torino GLBT Film Festival
23-30 Aprile 2009

24 anni di esplorazione e costruzione dell'immaginario queer. Grazie a uno sguardo acuto e sensibile sul cinema soprattutto di ricerca, anno dopo anno il Festival è cresciuto diventando una delle principali occasioni di dialogo per la comunità glbt e il grande pubblico. Nel corso degli anni, tra le scoperte in anteprima per l'Italia, il Festival ha segnato gli esordi di autori come François Ozon, Gus Van Sant, Derek Jarman, Todd Haynes, Eytan Fox, Apichatpong Weerasethakul, Alain Guiraudie, Auraeus Solito, Christophe Honoré e Brillante Mendoza.

SEZIONI DEL FESTIVAL
Concorsi Internazionali

Tre sezioni competitive giudicate da tre giurie internazionali: Concorso lungometraggi – Premio Ottavio Mai (5000 euro) Concorso documentari (2500 euro) Concorso cortometraggi (1500 euro). Per ogni sezione competitiva è previsto anche un premio del pubblico.
Tra i/le componenti della giuria internazionale segnaliamo la presenza di Harry Baer, attore tedesco noto soprattutto per aver fatto parte del gruppo artistico attorno a R.W.Fassbinder sin dal primo film Katzelmacher nel 1969, emancipatosi ben presto a fare da collaboratore indispensabile dietro la cinepresa (soprattutto per Berlin Alexanderplatz, Lili Marlène, e l’ultimo splendido Querelle)
Premio Nuovi Sguardi
Assegnato dal comitato di selezione del Festival a un film, tra lungometraggi e documentari, che rifletta l'evoluzione del cinema queer; tra la capacità di attraversare i linguaggi più diversi e quella di fondere le questioni legate all'identità con i generi cinematografici.
Fuori Concorso e Panoramiche
Prime visioni di film di registi affermati a livello internazionale o titoli in uscita nelle sale italiane caratterizzano la sezione Fuori Concorso e tre sezioni non competitive (lunghi, corti e doc) offrono un'esaudiente "panoramica" sullo stato della più recente e stimolante produzione glbt in pellicola e video.
Tra i titoli citiamo Nés en 68 di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, che mette a confronto le due generazioni, quella che ha lottato nel 68 e quella che è nata nel 68; e il sequel di Another Gay Movie, con nuove folli avventure sexy dei quattro protagonisti: Another Gay Sequel: Gays Gone Wild dell’americano Todd Stephens.
La Retrospettiva
Giuseppe Patroni Griffi
Regista teatrale e cinematografico, è scomparso nel 2005. Nel cinema come in teatro i suoi trasgressivi personaggi sono portatori di una visione del mondo sensuale e libertaria che tende a scardinare i tabù sociali legati alla sessualità, in cui l'omosessualità ha in più di un caso un ruolo di primo piano. Tra i film presentati, il debutto del 1962, Il mare, e Metti una sera a cena del 1969, che, dopo la realizzazione teatrale è diventato un film di successo con Florinda Bolkan e Jean-Louis Trintignant, provocando interventi censori.
Voice Over 4
L’arte negli anni ottanta dei General Idea (collettivo artistico attivo nel Canada) e di Keith Haring (il noto graffitista) e il mondo contemporaneo di Wolfgang Tillmans; gli ultimi due film della pioniera Barbara Hammer e il nuovo progetto low-budget dell'innovativo Pascal Robitaille, L’Apesanteur. E tante altre proposte nella sezione in cui il cinema si contamina e dà vita a tanti linguaggi quante sono le sfumature dell'occhio.
Europa Mon Amour
Muscoli in gonnella: i peplum all'italiana
Si prosegue sulla scia della ricerca iniziata con gli Spaghetti Western un paio di anni fa, per addentrarsi stavolta nelle avventure dei cosidetti film Peplum. Siamo negli anni cinquanta e sessanta e il cinema italiano si popola di muscoli gonfi, gonnelline, corte spade, pettorali e addominali, gambe solide e nude: occasioni per mostrare le nudità maschili come facevano negli Usa le riviste di culturismo. Tra i titoli in programma: La vendetta di Ercole di Vittorio Cottafavi (1960), Il colosso di Rodi di Sergio Leone (1961) e Il figlio di Spartaco di Sergio Corbucci (1962).
Music & Movie Icons
UK 1979-2009: Da Ashes to Ashes alla Common People Generation
A colpi di musica, trent'anni di rivoluzione del gusto queer Made in UK: dalle trasgressioni di David Bowie al trasformismo new-romantic dei Visage, dal successo planetario degli Smiths, a quello radiofonico di canzoni come Smalltown Boy, dalla consacrazione dei Soft Cell a quella dei Pet Shop Boys, fino agli anni novanta, l'era del brit-pop e della "Common People", come cantavano i Pulp: canzone contro gli eccessi del decennio precedente, elogio della normalità come diversità. Strada seguita oggi da band come Franz Ferdinand e The Rakes, nella cui musica gli ultimi tabù, semmai ce ne fossero ancora, si abbattono con l'ironia.
EVENTI
Carta bianca a Ferzan Ozpetek
Un invito a presentare "i film della sua vita" al regista de Le fate ignoranti (2001), Saturno Contro (2006) e del recente Un giorno perfetto (2008). Tra i titoli scelti grandi classici come Narciso nero di Michael Powell e Emeric Pressburger, del 1947, La signora mia zia di Morton DaCosta, del 1958, e Leoni al sole di Vittorio Caprioli, del 1961.
Tre Premi Speciali: a Ventura Pons, Monika Treut e John Greyson
La proiezione del nuovo film Forasters (2008) è l’occasione per consegnare il Premio Speciale al regista catalano Ventura Pons, figura di rilievo spesso presente nel corso degli anni al Festival torinese. Uno dei pionieri del cinema gay, ha all’attivo la realizzazione di 20 lungometraggi, alcuni dei quali anche distribuiti nel nostro paese (ricordiamo Il voltapagina, 2002). Ha suscitato reazioni controverse alla Berlinale 2009 invece Ghosted di Monika Treut, regista tedesca attiva dai primi anni settanta (con Elfi Mikesch alla fotografia) per ridisegnare la mappa dei personaggi femminili, a cui va il secondo Premio Speciale, mentre il terzo è riservato a John Greyson, autore canadese di Fig Trees che ha vinto il Teddy Award per il miglio documentario a Berlino, ma che è noto inoltre per il suo forte impegno contro l’aids: Fig Trees infatti è un’indagine sulle case farmaceutiche produttrici dei farmaci curativi del terrificante virus.
A Vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino
Per ricordare la vita nella città divisa: Westler di Wieland Speck (1985) e Coming Out (1989) di Heiner Carow. L'evento rientra nel programma della Biennale della Democrazia che si svolge a Torino, parallelamente al Festival, dal 22 al 26 aprile.
Stonewall: Da Judy Garland a Harvey Milk
Ombre sul palcoscenico (1963) di Ronald Neame è l'ultimo film interpretato dall'icona del mondo gay di allora, Judy Garland, morta il 22 giugno 1969, pochi giorni prima dei violenti scontri a New York tra il movimento glbt e la polizia al bar Stonewall Inn, nel Greenwich Village. Da lì a qualche anno Harvey Milk, giovane attivista gay di San Francisco, con il suo motto "Hope" avrebbe iniziato la sua lotta per i diritti civili… e ne vediamo il tragico epilogo nello straordinario documento che ha girato Rob Epstein l’indomani alla liberazione del suo assassino: The Times of Harvey Milk del 1985.
GLI OMAGGI
Filippo Timi: “Peggio che diventare famoso”
Figura unica nel panorama italiano tra cinema, teatro e letteratura, l’attore dei recenti film di Gabriele Salvatores (Come dio comanda) e di Marco Bellocchio (Vincere) arriva sugli schermi del festival con alcuni personaggi memorabili: il Conte Masoch in L’eredità di Caino di Luca Acito e Sebastiano Montresor - un viaggio nel labirinto umano della perversione e della purezza, liberamente ispirato alla figura di Leopold von Sacher-Masoch, in cui Timi ha lasciato un segno profondo sulla visione generale del film; Zanna nel secondo film di Saverio Costanzo, In memoria di me (alla Berlinale 2007), il seminarista ribelle che apre gli occhi al giovane novizio Andrea sullo “strano” mondo della chiesa, e il partigiano in bilico tra lotta e libertà nel pluripremiato Homo Homini Lupus di Mattia Rovere.
Ardorfo Arrieta: deliri d'amore
Autore spagnolo vicino alla Nouvelle Vague francese, anche pittore e grande conoscitore dell'opera di Jean Cocteau. I suoi corti realizzati a Madrid negli anni sessanta valgono come pietre miliari del cinema indipendente, mentre il suo Les Intrigues de Sylvia Couski, realizzato a Parigi, nel 1974 è considerato la prima opera militante underground parigina, e il mediometraggio Tam-Tam del 1975 è un vero mosaico di quegli anni, tra vita, arte e desiderio.
Guy Gilles: il tempo fuori tempo
Nato ad Algeri nel 1938, arriva in Francia verso la fine degli anni cinquanta. Nel primo lungometraggio, L'Amour à la mer (1962), appaiono Juliette Greco, Romy Schneider, Jean Pierre Léaud, nonché Patrick Jouané, che diventa da quel momento il suo alter ego sullo schermo e il suo compagno nella vita. Marguerite Duras ama il secondo lungometraggio di Gilles, Au pan coupé (1968), e Jeanne Moreau lo sostiene per realizzare, nel 1972, Absences répétées, senza dubbio il film più autobiografico di questo cineasta eclettico tra cinema, pittura, scrittura e fotografia.
Cinema in versi: Dorothy Porter
Un ricordo della poetessa australiana Dorothy Porter, recentemente scomparsa, attraverso i suoi lavori per il cinema: The Eternity Man (2008) di Julian Temple e La maschera di scimmia, noir lesbico, originariamente scritto come romanzo in versi e trasformato in film da Samantha Lang (2000).
Serie lesbiche: “Sugar Rush” e “Society” – un confronto tra Gran Bretagna e Sudafrica
Una delle serie tv a tematica glbt più amate di questi ultimi anni, trasmessa dalla rete inglese Channel Four, ha sollevato critiche e polemiche per la vicenda centrata sull'omosessualità della protagonista quindicenne Kim. Mai trasmessa da una tv italiana è però diventata di culto nella comunità lesbica del nostro paese che ne rincorre le puntate su internet... La ormai tradizionale attenzione del Festival per il mondo dell'adolescenza si ibrida con quella per i fenomeni legati ai nuovi media. A ciò si associa il confronto con la realtà di giovani donne nere descritta nel serial sudafricano Society, dove si percepisce il vento liberatore dopo l’introduzione delle Civil Union Acts e della non discriminazione su base sessuale nella costituzione applicata da Nelson Mandela.

18 marzo 2009

"Dovete riappropriarvi dell'acqua e riappropriarvi del diritto a un'aria pura. Così parlò ai Calabresi padre Alex Zanotelli


Estratti dalla messa in comune di alcune parti del messaggio di Alex Zanotelli
A Crotone, il 1 marzo 2009 tre/2009

Piazza della Resistenza accoglie con un lungo, affranto dal troppo subìto, caloroso applauso, padre Alex Zanotelli il cui intervento continua a commuovermi anche ora che scrivo a più di mille e oltre chilometri di distanza da Crotone.
"Finalmente quest'anno è la Calabria che è in piazza.
Quindi grazie a voi!
Ricordiamoci che nella vita la cosa importante è di sapere di essere al posto giusto e qui sentiamoci al posto giusto: è già questo molto importante.
Ecco perché, in questo senso penso, che è importante ricordarci davvero che è uno sforzo quello che stiamo facendo fondamentale soprattutto contro tutte le mafie.
[…]
Io rimango esterrefatto che voi, in Campania, abbiate ceduto la vostra acqua, così buona, alla più grande multinazionale del mondo: Veolia.
Ascoltatemi bene!
Il 49% della Sorical ce l'ha Veolia: la più grande multinazionale del mondo dell'acqua. E sapete molto bene come queste multinazionali funzionano e lavorano. Guai a voi se perdete la vostra acqua! I vostri figli vi malediranno, Calabresi! Noi e voi andiamo verso la desertificazione con il surriscaldamento guai se cedete l'acqua ai privati. Riappropriatevene! Ripubblicizzate l'acqua!
[…]
Statevene attenti perché la prima cosa quello che vi arriverà adesso che i riflettori sono aperti sulla Campania, e in Campania i rifiuti tossici per il connubio fra mondo industriale del nord e camorra.
Adesso sarà 'ndrangheta e mondo industriale del nord che vi scaricheranno i rifiuti tossici in questa regione. Hanno già cominciato a scaricarveli!
Per favore.
Guardate che i rifiuti tossici bombardano i neonati. Le malattie le vedete dopo.
State attenti!
Aprite i vostri occhi.
[…]
Per salvare una terra bellissima che avete.
Dovete riappropriarvi dell'acqua e riappropriarvi del diritto a un'aria pura.
Tocca a noi farlo questo.

Con tutta la commozione,
la forza
e la lotta
nonviolenta
che so
e che posso

con rispetto
Silvia Berruto

Alex Zanotelli
Crotone 1 marzo 2009
C- Photo Silvia Berruto

Copyleft per gli amici
Copyright per gli antagonisti

15 marzo 2009

Parte da qui di Iubal Kollettivo Musicale. Presentato ieri sera all'Espace Populaire

'


L'Espace ieri sera era gremito come sempre accade nelle grandi occasioni.

E l'occasione è' stata una bella prima assoluta: la presentazione di "Parte da qui" il primo cd di Iubal Kollettivo Musicale.

IFK è un kollettivo di sette giovani musicisti, versatili e impegnati non solo musicalmente e politicamente: Ivana Debernardi al violino e cori; Alberto Zanin voce chitarra acustica, bouzouki; Giovanni Buschino chitarra elettrica, chitarra acustica, ghironda; Luca Carrel fisarmonica e voce; Luca Debernardi flauto traverso, tin whistle, bombarda; Matteo Cosentino batteria, darbouka e cori e Umberto Debernardi al basso, voce, clarinetto basso e clarinetto sib e voce.

Il kollettivo ha presentato il suo primo lavoro, davvero d'impatto, profondo, composto da 13 brani di grande contenuto umano, sociale e politico, per la registrazione e il missaggio di Luca Minieri e rilasciato sotto la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale Condividi allo stesso modo.

Nella conferenza stampa, informale ma dettagliata, tenuta dal kollettivo prima del concerto, nulla è stato lasciato al caso.

Nonostante la disinvolta informalità dello stile con cui il kollettivo si presenta, prima della presentazione vera e propria del disco, Alberto, la voce del gruppo, è andato immediatamente al dunque richiamando l'attenzione sul booklett, che, essendo posizionato non in primo piano non è immediatamente visibile. Ma una volta individuato, l'attesa viene ripagata dalla forza e dalla profondità dei contenuti. Il cd colpisce e affascina non solo per la bellezza della veste grafica, calda e essenziale come è sempre nello stile di Salvatore (Cosentino, il padre di suo figlio), non solo per i testi delle canzoni, ma anche per la sezione riservata ai ringraziamenti a cui si rimanda.

A sottolineare, con lucidità, come un'opera è sempre il risultato non solo di sforzi e di energie degli autori stessi ma anche di altri: a ricordare come un'opera è sempre un qualcosa di collettivo e quindi patrimonio comune.

Anche questa sezione restituisce, nella sua misurata semplice grandezza, la semplicità e la bellezza del kollettivo che ancora Parte da qui e che, ancora, dopo sei anni di ricerca e di musica insieme, ha spostato più in là la concezione dell'opera concepita come un punto d'arrivo, un traguardo, che è spesso solo un miraggio, un canto delle sirene che distrae, ottunde, fa perdersi e fa perdere.

"Il disco è nato in un fienile - dice Luca al pubblico - in quindici giorni, passati fuori dal mondo a raccontare le nostre storie, a far sentire le nostra voce e a poi ad inciderla su un disco che è la sintesi di questi sei anni ed è anche l'inizio di una strada che ci piace pensare continuerà e parte da qui per chissà dove."

Qualcosa più che una certezza istintiva, invece, rende chiaro che IKM ha preso il largo ... ed è già lontano.
Buon vento dunque ai naviganti.

Chiedo a Luca prima del concerto qual è il senso del loro viaggio che parte da qui.

"Abbiamo voluto fare questo cd per fissare un momento: questi cinque anni in cui abbiamo suonato insieme. E' stato concepito, dagli arrangiamenti e da come l'abbiamo suonato, come un punto di partenza."

"Dal punto di vista politico quali sono i contenuti che avete voluto comunicare in questi cinque anni e quali da Parte da qui. Mi sembra un messaggio forte quello che date in tutti i vostri testi e anche nei vostri concerti e parlo anche solo di questo spazio, dell'Espace Populaire"

"In questo caso più che un parte da qui è un continua così! Già i titoli delle canzoni parlano abbastanza da soli. Una delle nostre più grandi ispirazioni è rappresentata dai fatti di attualità: dalla piccola attualità locale della Valle d'Aosta alla grande attualità mondiale del mondo nel quale viviamo oggi.

"La scaletta di presentazione, del giorno dei giornissimi, del concerto di questa sera come si snoda?"

Risponde Umberto.
"Prima ci sono le canzoni che Alberto suona con una certa accordatura della chitarra e poi con un'altra. Abbiamo cercato di fare uno spettacolo piacevole, i pezzi più allegri sono all'inizio per rompere il ghiaccio. C'è un grosso cuore di canzone politica verso la metà, la parte più cabaret e divertente è verso la fine e una canzone d'amore come bis... è la cosa è fatta.
Questa credo sia la prima volta che facciamo così tanti pezzi, tutti nostri in un concerto e solo nostri."

"C'é un messaggio complessivo che Iubal Kollettivo Musicale dà con la sua musica?"

Parte da qui, fin dal titolo e poi con le canzoni, è un disperato tentativo di dire speranza. Perché quello che abbiamo intorno politicamente in Valle d'Aosta, ciò che accade in Italia e nel mondo, ci delude."
"Perché crediamo in un mondo diverso che può partire soltanto da qui" canta Iubal Kollettivo Musicale.
"Da noi!" conclude Umberto

con stima e simpatia
Silvia Berruto

Iubal Kollettivo Musicale
14 marzo 2009
C - Photo Silvia Berruto

Copyleft per gli amici
Copyright per gli antagonisti


14 marzo 2009

LA VALLE D'AOSTA C'E'ra. A CROTONE IL 1 MARZO 2009

Crotone 1 marzo 2009 - due/2009

"Risolvere i problemi da soli è egoismo, risolverli insieme è politica." (Don Milani)

"Lottiamo" è il messaggio di Adele, pensionata di Crotone, in marcia il 1 marzo: per la pace, per il lavoro per la gioventù, per creare cambiamento che si produrrà "Se siamo tutti compatti, se siamo tutti onesti", aveva precisato, "perché Crotone sta diventando una pezza per terra" aveva concluso, con amarezza, ma anche con la sua gioiosa presenza.

Ho incontrato e intervistato, a Crotone, numerosi attivisti, protagonisti di una cittadinanza attiva e trasversale che c'è e si vede in un paese-Italia unito da Sud a Nord.

In marcia c'erano numerosi Calabresi a fianco di con-cittadini provenienti dalla Sardegna, dalla Sicilia, dalla Toscana, dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia e dalla Valle d'Aosta.

Per la Valle d'Aosta c'era un solo gruppo, informale ma strutturato, composto da esponenti dell'impresa sociale - cooperatori sociali del Consorzio delle Cooperative sociali Trait d'Union insieme a quattro giovani videomaker, del Progetto Giovani di Aosta e di Villeneuve: Alessandro D.R., Gabriel M., Gianluca M., Matteo B.

Per il Consorzio Trait d'Union, dietro allo striscione - quello dell'anno scorso - "La Valle d'Aosta c'è" sfilano Roberto Presciani, presidente del consorzio, Daniela Olmo della cooperativa sociale L'Esprit à l'Envers e Massimo Giugler, presidente della cooperativa sociale Ombre con l'Acca.

Una quarta cooperatrice, intermittente, fotografa, intervista, si fa domande e, soprattutto le fa agli altri.

Al gruppo di cooperatori sociali di Reggio Emilia - a cui avevo chiesto autostop - domando il motivo per cui sono oggi a Crotone. "Noi siamo qua - risponde Carmen Venturelli della cooperativa agricola La Collina, "perché l'anno scorso abbiamo partecipato al 1 marzo (Locri, ndr).

In seguito alla partecipazione manifestazione del 1marzo, a Reggio Emilia è nato un coordinamento che vuole fare solidarietà con quello che sta succedendo in Calabria. A Reggio Emilia il coordinamento sta lavorando bene.

Si è creato anche un osservatorio per vedere cosa sta succedendo a Reggio Emilia perché le infiltrazioni della 'ndrangheta ci sono e sono … già accertate.

Si sa anche al nord, anche se non si vuole sapere."

Pongo anche agli altri cooperatori la stessa, ossessiva, domanda: "Perché siete qui?".

Mi commuove la risposta di Magda Cappi. "Siamo venuti qua in segno di solidarietà, dice, ma anche perché noi dobbiamo imparare da queste cooperative, nate qua al sud, lo spirito che le anima perché in Emilia si sta molto bene…troppo bene, direi, per cui ci stiamo adagiando.

Abbiamo perso un po' la fiducia nel cambiamento, nel fatto che si può cambiare qualcosa.

Siamo venuti per imparare: lo spirito loro."

Franco risponde: "Siamo qui per conoscere queste realtà, per vedere lo spirito che le anima…La cosa, in comune, che si vede in queste realtà è la precarietà, sono le difficoltà che si incontrano, per mandare avanti i progetti, di tipo economico anche.

È gente che si impegna e che rischia del proprio.

Gente che dice che è da anni che non sa che cosa sia lo stipendio.

Per condividere, secondo me, per sfatare e cambiare la mentalità nord-sud: siamo nella stessa barca.

O ci saltiamo fuori assieme o …"

Silvia Berruto

08 marzo 2009

LA VALLE D'AOSTA C'E'ra. A CROTONE IL 1 MARZO 2009


Crotone, 1 marzo 2009
uno/2009
"Risolvere i problemi da soli è egoismo, risolverli insieme è politica." (Don Milani)
Siamo in 7000 attivisti.
Uniti nella marcia nonviolenta "Crotone 1 marzo 2009-Dall'Alleanza al Progetto" che attesta un picco, di massima concentrazione, di circa 10.000 persone protagoniste di una cittadinanza attiva e allargata.
Sono molti i cittadini attivi, soprattutto Calabresi, ac-compagnati da altri con-cittadini provenienti da tutta Italia: dalla Sardegna, dalla Sicilia, dalla Toscana, dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia e dalla Valle d'Aosta.
L'unico gruppo, informale ma strutturato, proveniente dalla Valle d'Aosta, è formato da otto persone: tre cooperatori sociali di fatto, una quarta intermittente, quattro giovani videomaker e aspiranti registi.
Dietro allo striscione "La Valle d'Aosta c'è" sfilano il presidente del Consorzio delle Cooperative sociali Trait d'Union Roberto Presciani, Daniela Olmo della cooperativa sociale l'Esprit à l'Envers, Massimo Giugler presidente, della cooperativa Ombre con l'Acca e i quattro giovani: Alessandro D. R., Gabriel M., Gianluca M., Matteo B.
La quarta entità, come una scheggia im-pazzita, fotografa, intervista, si fa domande e le pone agli altri.
A quanto ne so, c'è solo un'altra valdostana che sfila, dietro allo striscione "Crotone 1 marzo 2009" che apre il corteo: è la vicepresidente nazionale delle ACLI, Paola Vacchina.
La manifestazione parte dal Piazzale dello stadio comunale "Ezio Scida" e il corteo si snoda, compatto e festante, lungo le strade di Crotone sino a Piazza della Resistenza.
Un flyer recante l'impegno programmatico Io ci sono per essere il futuro, impegno "non solo per oggi ma per la vita" ricorda l'animatrice e "voce" della marcia, Francesca Cantisani, anche conduttrice della giornata pubblica, è stato distribuito a tutti i partecipanti. Dopo essere stato sottoscritto viene depositato nel muro posto innanzi alla partenza del corteo.
"Per essere il futuro di questa città e di questa nazione" risponde luminosa e determinata Valentina, una ragazza della parrocchia di Crotone.
Intanto girovago.
Alla ricerca di sguardi.
Giorgio, che fa parte di un gruppo per la pace di Reggio Emilia e, nello stesso tempo, di una cooperativa sociale che si occupa di tossicodipendenze e di marginalità, dice: "Credo che sia importante essere qui per dare la possibilità a questi ragazzi di riscattarsi, di vivere la loro vita ... e " ... Si interrompe. La voce si increspa.
Come questo bel mare di Calabria.
Giorgio adesso ha la voce rotta dall'emozione.
Gli occhi arrossati e gonfi di lacrime.
Proprio come i miei.
Infine, in sofferta com-passione e vicinanza con la gente di qui, conclude il suo pensiero " ... coi loro sogni!"
Nel frattempo è arrivato anche padre Alex Zanotelli, che in piazza della Resistenza, rivolgerà a tutti, col suo stile alto, tipico dell'orazione classica, ma carico di passione umana e civile, un richiamo alla sobrietà.
Ai Calabresi rivolge un severo monito sollecitandoli affinché si riapproprino dell'acqua "persa" perché ceduta in gestione alla Veolia, una delle più potenti multinazionali del mondo: "Riappropriatevene!"
Poi, appena viene chiesto ai manifestanti di rimanere in silenzio per tutta l'esposizione del segno il volume delle voci collettive si stempera immediatamente.
Lo speaker, prima del silenzio, ringrazia ancora una volta i presenti: "Grazie a tutti. Siamo tanti...Grazie ... "
Dopo un applauso, collettivo e fragoroso la manifestazione ha inizio.
"Ed ora i nostri sogni... "
Il "segno", come l'anno scorso a Locri, ha contraddistinto la dichiarazione di intenti e l'assunzione di responsabilità da parte dei partecipanti, attraverso alcuni gesti-simbolo, ma non solo, agiti prima della partenza della marcia, in un silenzio assordante rotto solo dai NO collettivi, urlati, con forza, contro tutti gli irretimenti, simboleggiati da grossi sacchi da smaltire, zavorre da cui emanciparsi.
"Diciamo NO ai morti ammazzati.
NO alle divisioni.
NO ai rifiuti nocivi.
NO all'illegalità.
NO alla camorra.
NO ai poteri occulti.
NO alla mafia.
NO alla clientela.
NO alla 'ndrangheta.
NO alla corruzione. "
Tutto questo per dire dei SI:
"SI alla trasparenza.
SI alla legalità.
SI allo sviluppo.
SI al rispetto dell'ambiente. "
A questo punto giunge la richiesta di deporre nel muro il flyer, segno dell'impegno di ognuno: "Io ci sono per essere il futuro".
Se quest'anno sono molti di più dell'anno scorso i cittadini Calabresi, ancora troppo poche sono, invece, le municipalità presenti: Rocca di Neto, Isola Capo Rizzuto, Cutro, Cerenzia, Polistena, Locri, Cosenza, Monasterace, Bovalino, Villa San Giovanni.
Tra i politici sfilano il sindaco di Crotone, con la fusciacca, Peppino Vallone che in piazza ha comunicato sgravi fiscali, rispetto ai tributi dovuti all'amministrazione, per chi denuncia all'autorità giudiziaria le richieste estorsive; la giovane Angela Belluzzi, Assessora alle Politiche sociali, giovanili, Pubblica Istruzione e Turismo del Comune di Monasterace, è vicina alla base sociale e attiva a fianco dei giovani per produrre cambiamenti di cultura; il Presidente della Provincia Sergio Iritale, Eros Cruccolini, Presidente del Consiglio comunale di Firenze
che con la Calabria, nello specifico con Locri, ha una storia consolidata di collaborazione e di rete.
Santo Vazzano, presidente del consorzio di cooperative sociali "Jobel" e organizzatore della manifestazione con Vincenzo Linarello, presidente del consorzio di cooperative sociali Goel e portavoce di Comunità Libere, sono in testa al corteo.
Parlo con Adele e Teresa, due cittadine di Crotone. Chiedo loro che senso ha partecipare a questa manifestazione.
Teresa dice: "E' una protesta importante perché siamo abbandonati. La Calabria è abbandonata. Da tutti."
Adele spiega le sue ragioni. "Si fa questo per la pace. Noi siamo anziane e cerchiamo qualcosa di bello."
Teresa incalza: "Vogliamo che le istituzioni comincino a fare qualcosa di buono a Crotone.
Interrotta brevemente da Adele, che urla "Vogliamo lavoro per la gioventù!", Teresa continua."C'è molta disoccupazione e molta gente non sa come fare a mantenersi. Non c'è lavoro ed è per questo che si danno ad attività illegali."
Chiedo se la manifestazione, oltre che essere una protesta, può produrre cambiamento.
Adele risponde "Se siamo tutti compatti! Se siamo tutti onesti!"
Teresa aggiunge "Noi vorremmo che il governo facesse le strade, la ferrovia, l'aeroporto: tutte le cose che ci servono per poter andare avanti. La Calabria è abbandonata dallo stato! Completamente."
Amara anche la valutazione di Adele. "Crotone sta diventando proprio una pezza per terra, diciamolo alla crotonese".
Adele infine mi stupisce ancora con la sua conclusione tanto che, convinta di aver capito male, me la faccio ripetere due volte.
Adele manda il suo appello.
"Avanti compagni!
Lottiamo.
Lottiamo, per questo."

con rispetto
Silvia Berruto

"La Valle d'Aosta c'è"
C- Photo Silvia Berruto
1 marzo 2009