22 luglio 2008

IL PROFUMO DELLA LIBERTA. VI incontro delle vie della legalità

SILVIA BERRUTO
Fotografa professionista freelance
Viale Gran San Bernardo, 43
11100 - Aosta
Membro dell'Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU VISUAL_ Tessera 9066
Ordine dei Giornalisti Valle d'Aosta _ Tessera n. 63208
Mob. 39 + 339 505 32 70
s.berruto@gmail.com
www.liberostile.blogspot.com



Portese, San Felice del Benaco (BS)
22 luglio 2008


la MOSTRA fotografica
“LOCRI 1 MARZO 2008
Manifestazione nazionale contro la ‘ndrangheta
Un caso di resistenza civile nonviolenta”
Photo di Silvia Berruto
per il Consorzio delle cooperative sociali Trait d’Union – Valle d’Aosta
è a
JESI
Salara di Palazzo della Signoria
25-26 luglio 2008
per
IL PROFUMO DELLA LIBERTA
VI incontro delle vie della legalità

Venerdì 25 luglio 2008
Ore 18.00 – Salara di Palazzo della Signoria – Inaugurazione mostra
Ore 18.15 - sala palazzo della signoria – Dibattito “L’informazione come strumento di lotta alla mafia” - Intervengono: Anna Germoni, giornalista del foglio elettronico IMGPress, Lorenzo Baldo, vicedirettore della rivista Antimafia 2000, Silvia Berruto fotografa professionista freelance e autrice della mostra fotografica


- Invito -
“Avete ascoltato e avete veduto ciò che è abituale,
ciò che succede ogni giorno.
Ma noi vi preghiamo: se pur sia consueto, trovatelo strano!
Inspiegabile, pur se normale!
Quello che è usuale, vi possa sorprendere!
Nella regola riconoscete l’abuso e dove l’avete riconosciuto procurate rimedio”

Da “L’eccezione e la regola”
Bertolt Brecht

Con tutta la forza e la passione che posso
Per voi
Silvia

17 luglio 2008

Moni Ovadia. Testimone in Piazza Chanoux ad Aosta per la Campagna contro il razzismo

I problemi ci sono e quando ci sono non sono certo i Rom.
Una civiltà come affronta i problemi: in modo civile sennò, per esempio, facciamo così. Abbiamo un problema di anziani, naturalmente il numero cresce, facciamo una cosa dopo una certa età l’eutanasia.
“Così si risolvono i problemi?
Con le impronte?
Con questi provvedimenti tetragoni, inutili e cattivi che deprimono il paese, che deprimono la sua credibilità?
Allora cosa dovremmo fare di Napoli. C’è la spazzatura, c’è la microcriminalità, ci sono quartieri interi in mano alla camorra, la cintura napoletana è una devastazione. Ma cosa facciamo mettiamo il filo spinato intorno a Napoli?
Ma come si fa a ragionare così.
Ma come si fa!
Non sanno cos’è una democrazia!
Non voglio dire che sono antidemocratici ma sicuramente sono a-democratici, alpha privativo.
Non sanno cos’è la democrazia!
Io sono furibondo, furibondo!
Io sono nelle condizioni di capire che cosa vuol dire essere marchiato!
Ci sono stati i miei genitori e mio fratello in quella condizione.
Non possono neanche capire, non hanno l’esperienza per capire.
È gente prima di tutto senza cuore, gente cattiva perché anche questa è proprio questione di primaria umanità.
Noi Italiani siamo stati i parias, siamo stati un popolo di parias, quando emigravano. I nostri poveracci: 27 milioni in un secolo: 4 milioni e mezzo erano clandestini. E allora? Ci sarebbe piaciuto che trattassero come bestie i nostri?
Già dimenticati.
Non sanno niente.
Non hanno memoria.
Non hanno profondità.
Inventano miti posticci, parlano di democrazia, di mandato popolare.
Non sanno che ci sono le regole in una democrazia.
Non è un plebiscitarismo, perché anche in Unione Sovietica i delegati del partito comunista dell’URSS venivano eletti col 98% dei voti.
Ma che razza di discorsi sono questi!
Abbiamo la Costituzione. Articolo 3. Proibito discriminare fra gli esseri umani.
Abbiamo una legge.
Loro non rispettano le leggi.
Non sono dalla parte della legalità.
Loro sono dalla parte dell’illegalità!”

Sono alcune delle dichiarazioni, raccolte in presa diretta dalla sottoscritta, giornalista che ha aderito alla Campagna “Giornalisti contro il razzismo”, rilasciate da Moni Ovadia ai giornalisti e alla gente convenuta in Piazza Chanoux ad Aosta lunedì 14 luglio 2008 per la campagna contro il razzismo “Contro il razzismo: prendiamoci le mani, non le impronte digitali” in cui è stata organizzata una raccolta pubblica volontaria di impronte digitali.
Questa iniziativa di solidarietà è stata promossa da Acli, Arci, Legambiente, Emergency VdA, ArciGay, le associazioni di migranti Uniendo Raices, AMAV, Rayon de soleil, Solidarietà Pace e Sviluppo (SPS), la Cooperativa Lo Pan Ner, l’Associazione Veterinari per la Cooperazione con i paesi in via di sviluppo, l’Associazione Italia Nicaragua, Movimento Nonviolento, MIR (Movimento Internazionale per la Riconciliazione).


Dedicato a tutt*.
Dedicato a tutte le minoranze.
In difesa dell’articolo 3 della Costituzione italiana
In difesa dei diritti costituzionali e dei diritti umani.



Silvia Berruto


Moni Ovadia, Aosta, 14 luglio 2008 © Photo Silvia Berruto
Copyleft per gli amici
Copyright per gli antagonisti





16 luglio 2008

Il testo della Carta di Roma

da
Giornalisti contro il razzismo: Rassegna stampa e Materiali
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1068.html
Documenti
La Carta dei giornalisti contro le discriminazioni
L'ordine e il sindacato dei giornalisti hanno approvato la "Carta di Roma", che detta alcune regole di comportamento per giornalisti e giornalisti quando si tratta di richiedenti asilo, rifugiati, stranieri, migranti. E' un passo significativo, ma il contenuto della Carta, a prima vista piuttosto blando, andrà discusso con attenzione
13 giugno 2008

Il testo della Carta di Roma
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare tutela nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta di Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio deontologico fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti italiani a:
osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a:
a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri;
b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;
c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.
IMPEGNI DEI TRE SOGGETTI PROMOTORI
i. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine, le Associazioni regionali di Stampa e tutti gli altri organismi promotori della Carta, si propongono di inserire le problematiche relative a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari per i praticanti. Il CNOG e la FNSI si impegnano altresì a promuovere periodicamente seminari di studio sulla rappresentazione di richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta e migranti nell’informazione, sia stampata che radiofonica e televisiva.
ii. Il CNOG e la FNSI, d’intesa con l’UNHCR, promuovono l’istituzione di un Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e minoranze con lo scopo di:
a) fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti nei mezzi d’informazione italiani ad enti di ricerca ed istituti universitari italiani ed europei nonché alle agenzie dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa che si occupano di discriminazione, xenofobia ed intolleranza;
b) offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della comunicazione e dell’informazione ed agli esperti del settore sullo stato delle cose e sulle tendenze in atto.
iii. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si adopereranno per l’istituzione di premi speciali dedicati all’informazione sui richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime di tratta ed i migranti, sulla scorta della positiva esperienza rappresentata da analoghe iniziative a livello europeo ed internazionale.
Il documento è stato elaborato recependo i suggerimenti dei membri del Comitato scientifico, composto da rappresentanti di: Ministero dell’Interno, Ministero della Solidarietà sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) / Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Pari Opportunità, Università La Sapienza e Roma III, giornalisti italiani e stranieri.
ALLEGATO: GLOSSARIO
- Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti, cioè, sia da migranti irregolari che da potenziali rifugiati.
- Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, alla quale l’Italia ha aderito insieme ad altri 143 Paesi. Nell’articolo 1 della Convenzione il rifugiato viene definito come una persona che: ‘temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese’. Lo status di rifugiato viene riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale.
- Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella definizione di ‘rifugiato’ ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non sussiste una persecuzione individuale - necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce violazioni dei diritti umani. In base alle direttive europee questo tipo di protezione viene definita ‘sussidiaria’. La maggior parte delle persone che sono riconosciute bisognose di protezione in Italia (oltre l’80% nel 2007) riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di rifugiato.
- Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima. Scopo della tratta è ottenere il controllo su di un’altra persona ai fini dello sfruttamento. Per ‘sfruttamento’ s’intendono lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo degli organi.
- Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza.
- Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a) ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’); o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento.

12 luglio 2008

"Quando presero gli ebrei, non dissi niente; non ero infatti un ebreo.


"Quando presero gli ebrei, non dissi niente; non ero in effetti un ebreo.

Quando presero gli zingari, non dissi niente: non ero in effetti uno zingaro.
Quando presero i comunisti, non dissi niente, mica ero comunista.
Quando presero gli omosessuali, non dissi niente: mica ero un omosessuale.
Quando presero i socialisti, non dissi nulla: non ero un socialista.
Quando presero me, non c'era più nessuno che avrebbe potuto dire qualcosa".

Poesia del teologo e pastore luterano tedesco Martin Niemöller (1892-1984)

La Carta dei giornalisti contro le discriminazioni

Documenti
La Carta dei giornalisti contro le discriminazioni
L'ordine e il sindacato dei giornalisti hanno approvato la "Carta di Roma", che detta alcune regole di comportamento per giornalisti e giornalisti quando si tratta di richiedenti asilo, rifugiati, stranieri, migranti. E' un passo significativo, ma il contenuto della Carta, a prima vista piuttosto blando, andrà discusso con attenzione
13 giugno 2008
Il testo della Carta di Roma
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare tutela nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta di Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio deontologico fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti italiani a:
osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a:
a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri;
b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;
c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.
IMPEGNI DEI TRE SOGGETTI PROMOTORI
i. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine, le Associazioni regionali di Stampa e tutti gli altri organismi promotori della Carta, si propongono di inserire le problematiche relative a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari per i praticanti. Il CNOG e la FNSI si impegnano altresì a promuovere periodicamente seminari di studio sulla rappresentazione di richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta e migranti nell’informazione, sia stampata che radiofonica e televisiva.
ii. Il CNOG e la FNSI, d’intesa con l’UNHCR, promuovono l’istituzione di un Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e minoranze con lo scopo di:
a) fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti nei mezzi d’informazione italiani ad enti di ricerca ed istituti universitari italiani ed europei nonché alle agenzie dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa che si occupano di discriminazione, xenofobia ed intolleranza;
b) offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della comunicazione e dell’informazione ed agli esperti del settore sullo stato delle cose e sulle tendenze in atto. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si adopereranno per l’istituzione di premi speciali dedicati all’informazione sui richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime di tratta ed i migranti, sulla scorta della positiva esperienza rappresentata da analoghe iniziative a livello europeo ed internazionale.
Il documento è stato elaborato recependo i suggerimenti dei membri del Comitato scientifico, composto da rappresentanti di: Ministero dell’Interno, Ministero della Solidarietà sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) / Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Pari Opportunità, Università La Sapienza e Roma III, giornalisti italiani e stranieri.
ALLEGATO: GLOSSARIO
- Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti, cioè, sia da migranti irregolari che da potenziali rifugiati.
- Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, alla quale l’Italia ha aderito insieme ad altri 143 Paesi. Nell’articolo 1 della Convenzione il rifugiato viene definito come una persona che: ‘temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese’. Lo status di rifugiato viene riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale.
- Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella definizione di ‘rifugiato’ ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non sussiste una persecuzione individuale - necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce violazioni dei diritti umani. In base alle direttive europee questo tipo di protezione viene definita ‘sussidiaria’. La maggior parte delle persone che sono riconosciute bisognose di protezione in Italia (oltre l’80% nel 2007) riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di rifugiato.
- Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima. Scopo della tratta è ottenere il controllo su di un’altra persona ai fini dello sfruttamento. Per ‘sfruttamento’ s’intendono lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo degli organi.
- Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza.
- Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a) ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’); o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento.

documento estratto da www.giornalismi.info/mediarom

11 luglio 2008

Schedatura di minori e adulti Rom. Una "buona pratica" per un censimento etnico

Un censimento.
Etnico.
Per etnia e religione.
In Italia non si vedeva un provvedimento analogo dal 1938, epoca delle leggi razziali.
Se si analizza la scheda che è stata utilizzata nella regione Campania, a Napoli, presso il campo Rom Centrale del latte, la cui intestazione è "Il Commissario delegato per l'emergenza comunità nomadi nella regione Campania OPCM 3678 del 30 maggio 2008. CENSIMENTO" si possono notare alcuni campi del "censimento" che riportano alcuni dati fra cui impronte digitali, fotografia identificativa (o nel linguaggio corrente "segnaletica"), grado di istruzione, attività lavorativa oltre ad altri dati anagrafici. Spiccano, per violazione dei diritti, due campi, incostituzionali, e irricevibili: ETNIA e RELIGIONE, nella non considerazione e nel disprezzo più assoluti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948), della Costituzione italiana (1948) e dei diritti costituzionali previsti, anche per gli stranieri quand'anche essi siano in una posizione di irregolarità.
Non si tratta di un censimento poiché si tratta di una rilevazione limitata solo a coloro che si trovano nei "campi" e non alla totalità dei Rom e dei Sinti che per l'80% sono stanziali, vivono in Italia, sono Italiani e vivono in alloggi come alcuni di noi e sono "di razza pura ovvero dell'unica razza che esiste: quella umana". A San Rossore (Pisa) il 10 e l'11 luglio 2008, anno in cui ricorre il 70esimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali del 1938, controfirmate da Vittorio Emanuele III proprio nella tenuta di San Rossore, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la Regione Toscana - Diritti, Valori, Innovazione, Sostenibilità, l'Italia civile che ancora esiste si ritrova per l'ottava edizione dell'annuale meeting internazionale il cui tema conduttore è "Contro ogni razzismo, capire le differenze, valorizzare le diversità". Sarà distribuito un "Manifesto degli scienziati antirazzisti" in risposta al "Manifesto degli scienziati razzisti" pubblicato il 15 luglio 1938 dal Giornale d'Italia.
Lo slogan, quantomai importante e significativo - e direi dedicato a chi ignora fatti e dati storici oltre che agli smemorati - recita: "Di razza ce n'è una sola. Quella umana". Gli scienziati oggi affermano con autorevolezza che le razze non esistono e concludono che il futuro sarà di coloro che dimostreranno maggiori capacità di adattamento.
Il richiamo ad aderire è forte: "Fatevi vivi, molto vivi: anticipate la vostra presenza con una mail da inviare alla segreteria del meeting. Partecipare per discutere, per confrontarsi per affrontare e per vincere le paure inoculate da quelle culture della sicurezza, che con assiomi e dogmi indiscussi, intenderebbero far convergere in un pensiero e in un'azione unici la maggioranza dei cittadini. Ma i protagonisti, ovvero quei cittadini strumentati che si riappropriano in progress del loro potere e lo agiscono, non ci stanno, e continuano, da attivisti, a riproporre quel leitmotiv secondo il quale più si conosce un problema e più lo si può gestire, coscienti che si tratta sempre di processi e che questi, come l'empowerment dei cittadini, necessitano di tempi assai più lunghi di quelli auspicati delle soluzioni rapide e paventate da chi vorrebbe farle passare come reali, possibili e immediate.
E il ricordo va ineluttabilmente al censimento etnico del 1938 e all'articolo di Gad Lerner "Quel censimento etnico di settanta anni fa", pubblicato da La Repubblica il 5 luglio scorso, che invita, nel suo essere comunque allarmante, disarmante ma anche così terribilmente lucido, a tenere alta l'attenzione. In uno dei numerosi passaggi nodali dell'articolo, di taglio storico ma anche di grande attualità, Lerner sottolinea che "Il censimento etnico del 1938, "destinato più a sottomettere che a conoscere, più a dimostrare che a valutare" come ricordava Marie-Anne Matard Bonucci, "non è molto dissimile dal censimento dei non meglio precisati "campi nomadi" del 2008. In conversazioni private lo confidano gli stessi funzionari prefettizi incaricati di eseguirlo: quasi dappertutto le schedature necessarie erano già state effettuate da tempo. L'iniziativa in corso riveste dunque un carattere dimostrativo".
Il mio pensiero corre allora immediatamente alla schedatura e al rilevamento delle impronte digitali di minori e di adulti di Sinti e di Rom anche se, mentre scrivo è stata approvata una risoluzione europea per la salvaguardia dei diritti dei diritti Rom che esorta le autorità italiane ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei Rom e chiede alla commissione di verificare la compatibilità delle misure adottate in Italia dall'Unione europea. Secondo il Parlamento europeo, cosa che anche noi, dal basso avevamo segnalato e sostenuto, la raccolta delle impronte digitali dei Rom rappresenta un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica, vietata dalla convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Ma sul rilevamento delle impronte digitali non si scherza, avremmo dovuto impararlo bene.
Personalmente ho scelto di agire una resistenza nonviolenta nei confronti della sperimentazione della carta d'identità elettronica che ad Aosta, la città in cui vivo, è iniziata nel 2004, decidendo di non partecipare al piano sperimentazione e di non apporre le mie impronte digitali "del dito indice di ogni mano uno "xl" - 500 dpi ove, in una mano, l'impronta del dito indice non fosse disponibile si utilizzerà per la stessa, procedendo in successione: la prima impronta disponibile fra le dita: medio, anulare e mignolo" per comporre la mia carta d'identità.
Questo non tanto e non solo in ragione di una non completa e definitiva comprensione e condivisione delle ragioni culturali e filosofiche sottese alla necessità di apporre le impronte digitali per l'ottenimento di un documento di identità quanto nell'accezione più propriamente strumentale ovvero dell'uso potenziale e reale che delle impronte digitali potrebbe esserne fatto, in termini assoluti, non necessariamente da parte dell'autorità costituita e non necessariamente nei miei confronti, ma nei confronti di tutti. Infine, soprattutto in memoria di "usi altri" come nel caso di censimenti etnici che conosco, ho studiato e che so non appartenere solo al passato.
Per provare a pensare e pensarsi e a pensare il mondo in modo diverso.
Che improntitudine, qualcun* potrebbe asserire a buon diritto.
Ma la minaccia alla democrazia, dovuta ad usi indiscriminati di alcune buone pratiche, è più reale di quanto riusciamo a comprendere, considerato che non abbiamo la sufficiente lucidità, pur sapendo, di vedere e pur vedendo di prevenire.
Ai milioni di cittadini italiani che hanno richiesto una carta di identità elettronica, tra cui ci sono certamente anche dei Rom o Sinti italiani, perché l'80% dei Rom e Sinti che vivono in Italia sono Italiani e stanziali, si potrebbe domandare quanto si è trattato di una scelta consapevole e quanto, invece, di obbedienza e di accettazione di una prassi che, come tale, è in sé, speculativamente e ontologicamente, sempre discutibile e obiettabile in una prospettiva intellettualmente onesta. A quei cittadini italiani si potrebbe chiedere quanto e se si siano interrogati sul senso della scelta, anche storica, di apporre le loro impronte digitali per ricevere la carta d'identità; se, a loro avviso, l'iniziativa di rilevamento delle impronte digitali e di censimento per etnia e per religione in corso nei confronti dei Rom e dei Sinti potrebbe davvero non rivestire un carattere dimostrativo ma veramente protettivo, secondo quanto dichiarato dal Ministro dell'Interno Maroni.
Si potrebbe chiedere loro se conoscono o se ricordano l'Aso-Aktion, la settimana della pulizia zingara"avvenuta tra il 12 e il 18 giugno 1938, quando la polizia criminale procedette all'arresto e alla messa in "custodia preventiva" di almeno 200 "asociali": zingari, mendicanti, vagabondi, ruffiani ed ebrei che erano già stati condannati in passato a qualche pena detentiva, tutti rigorosamente maschi e adatti al lavoro, inseriti poi come manodopera nel "piano quadriennale" di Göring e inviati poi a Buchenwald.
Scorgo tra le due prassi, tra il rilevamento delle impronte digitali ai Rom e ai Sinti e l'azione di solidarietà e di dissenso che consiste nel gesto dimostrativo di apporre, ancora e pur sempre, le proprie impronte digitali, delle analogie e una forte contraddizione interna, per me insanabile, e insuperabile soprattutto alla luce dell'uso storico, assolutamente improprio, fatto del rilevamento delle impronte digitali nei confronti di minoranze.
Io dico NO.
Un no assoluto.
No alle impronte digitali.
"Né impronte digitali né foto segnaletiche"
Nonostante questo, pur non condividendo la modalità dimostrativa relativa all'apposizione delle impronte digitali, parteciperò alle manifestazioni di dissenso in piazza nei confronti del censimento etnico proposto dal ministro Maroni.
Ci sarò.
Sarò al fianco di chi è un altro me stesso: sarò al fianco dei molti amici Rom e Sinti per condividere, per simpatia, per quella sorta di "compassione" greca che significa patire insieme, per testimoniare che un altro mondo è possibile ed è già qui nella vita di tutti i giorni, per manifestare la capacità di indignarsi e nello stesso tempo la volontà di costruire una società interculturale e transculturale basata sui valori costituzionali e sui diritti umani per tutt*.
Per una società in cui i conflitti si affrontano e si risolvono in modo nonviolento, in cui la giustizia è uguale per tutt*.
Nella vita di tutti i giorni terrò alta l'attenzione, continuerò ad insistere e ad invocare il rispetto delle leggi, continuerò a scrivere e a intervistare sul censimento etnico gli amici "resistenti", ovvero coloro che hanno lottato e fatto la Resistenza, che in tanti accompagnano la mia esistenza, continuerò a pormuovere e a sottoscrivere appelli collettivi in difesa dei diritti costituzionali e umani.
Ho sottoscritto l'appello lanciato dai Giornalisti contro il razzismo http://www.giornalismi.info/mediarom pertanto solleciterò l'ordine dei giornalisti della Valle d'Aosta, al quale appartengo, perché si rifletta e si apra una discussione sul ruolo dei media rispetto all'intolleranza e al razzismo.
Con rispetto

Silvia Berruto

10 luglio 2008

Giornalisti contro il razzismo

I media rispettino il popolo ROM
21 maggio 2008

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una forte campagna politica e d'informazione riguardante il tema dell'immigrazione. Siamo rimasti molto impressionati per i toni e i contenuti di molti servizi giornalistici, riguardanti specialmente il popolo rom. Troppo spesso nei titoli, negli articoli, nei servizi i rom in quanto tali - come popolo - sono stati indicati come pericolosi, violenti, legati alla criminalità, fonte di problemi per la nostra società. Purtroppo l'enfasi e le distorsioni di questo ultimo periodo sono solo l'epilogo di un processo che va avanti da anni, con il mondo dell'informazione e la politica inclini a offrire un capro espiatorio al malessere italiano. Singoli episodi di cronaca nera sono stati enfatizzati e attribuiti a un intero popolo; vecchi e assurdi stereotipi sono stati riproposti senza alcuno spirito critico e senza un'analisi reale dei fatti. Il popolo rom è storicamente soggetto, in tutta Europa, a discriminazione ed emarginazione, e il nostro Paese è stato più volte criticato dagli organismi internazionali per la sua incapacità di tutelare la minoranza rom e di garantire a tutti i diritti civili sanciti dalla Costituzione italiana, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Siamo molto preoccupati, perché i mezzi di informazione rischiano di svolgere un ruolo attivo nel fomentare diffidenza e xenofobia sia verso i rom sia verso gli stranieri residenti nel nostro Paese. Alcuni lo stanno già facendo, a volte con modalità inquietanti che evocano le prime pagine dei quotidiani italiani degli anni Trenta, quando si costruiva il "nemico" - ebrei, zingari, dissidenti... - preparando il terreno culturale che ha permesso le leggi razziali del 1938 e l'uccisione di centinaia di migliaia di rom nei campi di sterminio nazisti. Invitiamo i colleghi giornalisti allo scrupoloso rispetto delle regole deontologiche e alla massima attenzione affinché non si ripetano episodi di discriminazione. Chiediamo all'Ordine dei giornalisti di rivolgere un analogo invito a tutta la categoria. Ai cittadini ricordiamo l'opportunità di segnalare alle redazioni e all'Ordine dei giornalisti ogni caso di xenofobia, discriminazione, incitamento all'odio razziale riscontrato nei media.

Promotori: Lorenzo Guadagnucci, giornalista Firenze (3803906573)
Beatrice Montini, giornalista Firenze (3391618039)
Zenone Sovilla, giornalista Trento (3479305530)

Primi firmatari: Massimo Alberizzi, giornalista Milano Checchino Antonini, giornalista Roma Paolo Barnard, giornalista Bologna Emanuele Chesi, giornalista Forlì Riccardo Chiari, giornalista Firenze Maurizio Chierici, giornalista Parma Michele Concina, giornalista Roma Domenico Coviello, giornalista Firenze Manuela D'argenio, giornalista Toni De Marchi, giornalista, Roma Monica Di Sisto, giornalista Roma Amelia Esposito, giornalista Bologna Paolo Finzi, Milano Miriam Giovanzana, giornalista Milano Domenico Guarino, giornalista Firenze Carlo Gubitosa, giornalista Taranto Gabriela Jacomella, giornalista Milano Claudio Jampaglia, giornalista Roma Cristiano Lucchi, giornalista Firenze Alessandro Mantovani, giornalista Bologna Martino Mazzonis, giornalista Roma Giulio Montenero, giornalista Trieste Alfio Nicotra, giornalista Roma Pino Nicotri, giornalista Milano Silvia Ognibene, giornalista Firenze Arianna Parsi, giornalista Eva Pedrelli, giornalista, Thailandia Raffaele Palumbo, giornalista Firenze Sandro Pintus, giornalista Firenze Anna Pizzo, giornalista Roma Pietro Raitano, giornalista Milano Sabrina Sganga, giornalista Firenze Cecilia Stefani, giornalista Firenze Elena Tebano, giornalista Milano Duccio Tronci, giornalista Firenze Paola Trotta, Milano Pietro Vaccari, blogger Gabriele Vannini, Firenze Raf Valvola, mediattivista Milano

www.giornalismi.info/mediarom

Marcia Gran Paradiso estate

«Nessuno s’iscriva: partecipate!». Potrebbe essere questo il motto della Marcia Granparadiso estate, il primo esempio di «competizione spontanea», che raggiunge quest’anno la sua quinta edizione. L’iniziativa, gestita interamente dai partecipanti, non prevede un comitato organizzatore o una giuria. Per aderire è sufficiente presentarsi sulla linea di partenza, a Cogne, nei prati di Sant’Orso, alle ore 8.30 di domenica 13 luglio. Il percorso è articolato lungo una cinquantina di chilometri, ma ognuno decide liberamente quanta strada fare, naturalmente al proprio passo, anche perché il regolamento vieta di correre. Non ci sono spese di partecipazione, però chi vince si compra la coppa, pena la squalifica. A tutti i partecipanti sarà consegnata, al momento della partenza, una cartina con il percorso. Per consultare il regolamento, ottenere informazioni e lasciare un commento, consultare l’indirizzo http://mariobadino.noblogs.org