13 luglio 2007

"Compagni che sbagliano". Di Gianni Barbacetto. All'Espace Populaire di Aosta

"È un libro che avrei preferito non scrivere" dice Gianni Barbacetto del suo "Compagni che sbagliano". Il titolo è uno slogan ripreso dall'uso "improprio e improvvido", sottolinea l'autore, che ne fu fatto negli anni settanta e che viene inserito in un contesto del tutto diverso nell'oggi: "nel tempo del governo di centro sinistra che stiamo vivendo."
Gianni Barbacetto, inviato di Diario, era l'invitato di "Giornalisti di cui essere fieri" curato da Roberto Mancini all'Espace Populaire di Aosta, il 2 luglio scorso.
Ha iniziato a Imperia, nell'aprile scorso, le presentazioni del libro che effettua, da allora, con una media di due presentazioni a settimana. "L'Italia - dice - è un paese strano fatto da una miriade di circoli, di gruppi, di persone che ufficialmente non si vedono che non si sentono che non hanno grande rappresentanza, un canale televisivo, che non hanno giornali: un'Italia che discute che si ritrova, che fa domande, che è interessata, che legge e che, è incredibile, che uno se non gira per l'Italia non la vede, non saprebbe neanche dell'esistenza."
"Nei primi mesi del nuovo governo di centro sinistra comincio a segnarmi delle cose che stanno succedendo e via via ne aggiungo sempre di più finché ne viene fuori questo libro. È un libro molto critico riferito a quel governo di centro sinistra che auspicavano quelli come me che vedevano in Berlusconi una persona che aveva affascinato l'Italia in un coacervo di populismo televisivo, leggi su misura per se stesso, affari intrecciati con la criminalità organizzata, oscurità dei soldi da cui provenivano le sue richieste, che aveva trascinato il nostro paese in una situazione al di sotto della soglia di una normalità democratica. Finito questo periodo non può che andar meglio … non può che essere una storia di rose e fiori. Invece nel mio diarietto mi continuavo a segnare cose che rose e fiori non erano."
"Io non credo che i giornalisti possano essere neutrali. Credo che debbano dichiarare l'area di cui fanno parte e poi però essere tanto onesti da riconoscere le schifezze anche quando vengono fatte da quelli della loro parte. Il libro è diviso in due parti: la prima parte è il diario dei primi mesi del governo di centro sinistra. La seconda parte è una serie di storie, perché quello che so fare io è raccontare storie, quello che spero di saper fare è raccontare storie, i fatti, i personaggi attraverso cui ricostruire i nuovi equilibri di potere dell'Italia senza più Berlusconi al governo. Era questo l'obiettivo che mi ero prefissato."
"È cambiata l'Italia. C'è stato un cambio di fase, come si diceva una volta: l'Italia senza più Berlusconi al governo è un'altra cosa rispetto alla fase precedente. Bene. Bisogna raccontarla. Ho tentato di farlo raccontando appunto questo intreccio di storie di uomini politici e di imprenditori partendo dalla metamorfosi di AN e poi via via passa il panorama politico sempre più a sinistra fino
alla sinistra vera e propria." Attraverso la narrazione di storie di personaggi, di poteri e di imprenditori che dimostrano come siano intrecciate, in questo paese, le influenze dei poteri, politici ed economici, ma anche quelli dei partiti di destra e quelli dei partiti di sinistra.
La prima parte del libro è un diario del governo di centro sinistra "Diario non quotidiano, è un diario molto parziale, se volete, molto fazioso, forse: ho scelto alcune cose che mi interessavano di più perché secondo me dimostravano e dimostrano quali erano le strade su cui il governo di centro sinistra si incamminava." Barbacetto ha scelto quattro aree: la prima è inerente alle questioni di libertà, la seconda riguarda la mafia, la terza attiene alla questione del sollevamento, da parte del governo di centro sinistra, di due conflitti di attribuzione - uno con la procura di Milano e l'altro con i gip di Milano - e al fatto, consequenziale, di trascinarli davanti alla Corte Costituzionale per invalidare i loro atti, in merito alle indagini sul sequestro di persona di Abu Omar, la quarta è la trasformazione della politica.
Se le parole che Barbacetto aveva indirizzato al pubblico presente, in apertura di serata, "Grazie a tutti voi perché l'Espace Populaire ha una certa fama a Milano. Amici, che evidentemente lo (ndr) conoscevano, mi hanno detto che è un posto dove si fanno delle iniziative molto interessanti e dove si mangia anche bene. Questo è quanto mi è stato riferito", avevano fatto piacere a tutti, meno soddisfazione produce la lettura dei fatti raccolti in un libro che, da compagni, avremmo preferito non leggere.

Silvia Berruto