21 marzo 2009

Incontro/intervista con Marco Bersani uno dei fondatori di Attac Italia. All'Espace Populaire di Aosta


SB _ Sono con Marco Bersani, autore dello studio "nucleare: se lo conosci, lo eviti. una battaglia per il diritto al futuro"
Ma non è troppo uno slogan questo titolo?

MB _ No perché io credo che, siccome sul nucleare questo paese ha discusso moltissimo, però vent'anni fa, e oggi invece viene riproposto come l'energia del futuro, come la direzione che farà uscire il paese dalla crisi, come la panacea di tutti i mali, c'è bisogno di moltissima informazione.
Proprio perché, siccome gli argomenti portati a giustificazione di questo rilancio nucleare sono totalmente destituiti di fondamento, c'è bisogno di informazione quindi il titolo è proprio "se lo conosci,lo eviti" cioè è necessario conoscere di che cosa si sta parlando perché sono convinto che tutti quelli che conoscono quali sono i termini del problema saranno poi militanti antinucleari, diventeranno attivisti che si oppongono proprio perché il modello energetico e di società che sta dietro a questo rilancio del nucleare non ha niente a che vedere con l'altro mondo possibile che invece molte persone, nei territori a livello nazionale, stanno praticando da tempo.

SB _ Senti andiamo un po' più a fondo nella teoria e nel teorema del tuo libro. Se io fossi l'antagonista e se sapessi, come dovrei sapere, secondo quanto dici tu, dovrei posizionarmi su una linea antinucleare e non pro nucleare come di fatto fa, invece, l'antagonista. Come facciamo tornare i conti su questo?

MB _ Diciamo che il nucleare si basa su una serie di bugie.
La prima è che il nucleare è l'energia del futuro.
Non si è mai visto un'energia, dichiarata del futuro, dopo sessant'anni di esistenza.
La stessa Agenzia internazionale per l'energia atomica, che è un organismo nato per promuovere il cosiddetto uso pacifico del nucleare, dice che se oggi il contributo del nucleare è il 16 % della produzione dell'energia elettrica mondiale, nel 2030 sarà il 13%.
Ci sono dati incontrovertibili che dicono che non stiamo parlando dell'energia del futuro.
E questa discesa dal 16% al 13% è immediatamente spiegabile perché le centrali nucleari hanno una durata limitata, intorno ai 20/25 anni.
Quindi nei prossimi anni chiuderanno moltissime centrai nucleari e per mantenere anche solo l'attuale produzione di energia nucleare, per esempio dovranno essere costruite 60 centrali nucleari entro il 2015, 192 entro il 2025.
Chiunque si rende conto che è un'ipotesi impossibile!

SB _ Come possiamo fare resistenza dal basso. Secondo il tuo punto di vista e secondo anche quanto tu dici nel tuo libro.

MB _ Ho scritto un capitolo finale per costruire un nuovo movimento antinucleare.
Io credo questo che noi nel 1987 abbiamo vinto la battaglia contro il nucleare, abbiamo perso la battaglia successiva: quella per cui occorreva costruire un altro modello energetico.
Oggi, secondo me è possibile dure, di nuovo no al nucleare. Ma noi potremmo vincere se davvero in tutti i territori cominceremo a reclamare e a costruire percorsi e processi che chiedono un'energia basata sul risparmio energetico.
Cito solo un dato. L'attuale capacità di installata di energia è di 88.000 megawatt annuali. La domanda attuale è 55.000 MW annuali.
Noi abbiamo una capacità installata superiore di 33.000 MW annuali eppure l'attuale capacità installata funziona al 50%, cioè produce 44.000 MW: è per questo che noi importiamo energia dall'estero.
Allora basarsi sul risparmio energetico, sull'efficienza dei processi energetici attuali e soprattutto su un'energia territorialmente prodotta, e democraticamente prodotta, significa costruire un percorso per cui un domani nessuno potrà di nuovo dire che serve il nucleare.

SB _ Relativamente al tema che tratterai stasera svp "Dì qualcosa di sinistra"

MB _ Qualcosa di sinistra significa opporre ad un modello energetico che è termico, centralizzato e militarizzato, un modello energetico basato sull'energia pulita, democratica e territoriale.
Oggi si pensa che l'energia si produce bruciando, questo vale per le centrali vale anche per gli inceneritori. Noi dobbiamo cominciare a dire basta all'energia prodotta bruciando anche perché quel modello significa concentrazione della produzione energetica in poteri forti, che siano essi i grandi produttori di petrolio o i grandi produttori di energia nucleare, e opporre a questo il fatto che in ogni territorio c'è il sole, in ogni territorio c'è il vento, qualcuno ha il calore sotto terra, qualcuno ha le onde del mare.
Su questa base è possibile costruire un'autoproduzione territoriale, controllata e orientata socialmente, e soprattutto che rende democratico e pulito il modo di costruire un'alternativa energetica che è poi anche un progetto di società.

Silvia Berruto

Marco Bersani all'Espace Populaire
Aosta giovedì 19 marzo 2009
C- Photo Silvia Berruto