21 maggio 2007

I PREMI DEL 22° TORINO GLBT FILM FESTIVAL.L'impegno e il coraggio civile nel cinema, nell'arte, nella cultura e nelle lotte sociali.

"I film che cambiano la vita" è ben più di un sottotitolo emblematico o di uno slogan che accompagna il Torino Glbt Film Festival da molti anni: è la cifra stilistica e ontologica che connota l'offerta di quello che è stato definito, a buon diritto, da Cristina Piccino su Manifesto del 28 aprile scorso, "un laboratorio infinito di mondi nuovi".
La ventiduesima edizione del festival, che si è chiusa il 26 aprile alla presenza della presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso e dell'assessore alla cultura del comune di Torino Fiorenzo Alfieri, col tributo a Giuni Russo, le esibizioni di Alice, Lene Lovich e le MAB, ha visto il 15 % in più di presenze, sia come pubblico che come soggetti accreditati (stampa e professionali).
Le consigliere e i consiglieri provinciali, comunali e circoscrizionali della Sinistra DS di Torino hanno deciso di devolvere al festival un gettone di presenza in segno di amicizia nei confronti della comunità qtblg e in risposta a quanti hanno negato alla rassegna il loro sostegno. Il riferimento va al ritiro del contributo al festival da parte della Consulta Provinciale degli Studenti.
Alcune selezioni del programma del festival sono andate a Bologna (dal 28 al 30 aprile 2007), a Padova (dal 2 al 4 maggio 2007), e andranno al festival "Diversa" di Buenos Aires (nel novembre 2007). L'associazione Labrys di San Pietroburgo ha in progetto di creare un primo appuntamento di cinema glbt nella città russa.
La giuria internazionale del 22° Torino Gay & Lesbian Film Festival composta da Cheryl Dunye, regista (Liberia/Usa/Olanda) presidente, Cui Zi'en, regista (Cina), Massimiliano Palmese, scrittore e drammaturgo (Italia), Mario Zonta scrittore, critico e regista (Italia) assegna all'unanimità il Gran Premio Ottavio Mai, del valore di 5000 euro (offerti da Fourlab), a "So lange du hier bist" (While You Are Here) di Stefan Westerwelle (Germania, 2006). "Per il loro primo film i registi devono spesso confrontarsi con le difficoltà derivanti dal budget o da scarse disponibilità artistiche e produttive. Quest'anno la giuria ha trovato il film che, nonostante questo, ha assolto brillantemente la sua missione. Con un solo ambiente, due attori e l'impegno di cambiare l'iconografia gay dalla sua consunzione della bellezza e giovinezza a quella della maturità, siamo lieti di consegnare il primo premio al suddetto film."
Il Premio Speciale della Giuria va a "Glue - historia adolescente en medio de la nada" (Glue - A Teenage Story in the Middle of Nowhere) di Alexis Dos Santos (Argentina/UK, 2006). "Nella costruzione delle immagini, Alexis Dos Santos, traduce perfettamente le complessità della sua visione dell'adolescenza con un cast di giovanissimi attori di talento, disponibili anche all'improvvisazione. Raccontando l'Argentina dei tre protagonisti, il film fotocopia con molta intensità un tempo della vita in cui le nostre relazioni sono ancora ricche di possibilità e oggetto di futuri sviluppi."
Per il Concorso internazionale cortometraggi la giuria internazionale, composta da Patrick Carpentier, regista (Belgio), Alessandro Codagnone, artista (Italia/Usa), Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Italia), assegna il primo premio di 1500 euro (offerti dal festival) a "Godkänd" (Approve) di Lisa Langseth (Svezia, 2006) "Perché secondo la giuria questo film esprime il concetto queer nel modo più complesso e completo, in quanto queer non riflette soltanto in maniera chiara e credibile un orientamento sessuale quanto un'attitudine che va oltre il gender e l'orientamento individuale."
Una Menzione speciale va a "The Saddest Boy in the World" di Jamie Travis (Canada 2006, 13'): "Considerando anche il fatto di cronaca accaduto recente a Torino, dove un ragazzo sedicenne si è suicidato perché non compreso nel suo ambiente scolastico".
"La decisione della giuria sente di essere in sintonia con lo spirito espresso dal programma del festival e il suo tentativo di ampliare i quesiti attorno alle identità andando oltre l'interpretazione antiquata basata unicamente sull'orientamento sessuale. Infine, la giuria precisa di aver visto tanti film che traducono le difficoltà dell'essere diverso e la lotta costante contro il luogo comune. Già Pasolini aveva detto: "Getta il tuo corpo nella lotta". Il nostro nemico non è sempre l'altro da noi, come si usa credere, ma spesso è la nostra resistenza al cambiamento."
Per il Concorso internazionale documentari la giuria internazionale composta da Stefano Consiglio, documentarista (Italia), Rosina Kuhn, artista (Svizzera), Orly Ravid, distributrice (Usa) ha assegnato, dopo una lunga e animata discussione, a maggioranza, il primo premio del valore di 2500 euro (offerti da Enzo Forgione e Dido Viberti, due cittadini torinesi che, dopo aver visto negare il contributo destinato al premio per il miglior documentario da parte della Consulta Provinciale degli Studenti, si sono offerti di coprire la somma) a "Jack Smith & the Destruction of Atlantis" di Mary Jordan (Usa, 2006). "Per l'impeccabile ed efficiente ritratto di questo artista visionario, grande riferimento estetico dei nostri tempi, per cui riconosciamo il talento della regista nel selezionare e assemblare il soggetto del film." I premi del pubblico sono andati per il miglior lungometraggio a "The Bubble" di Eytan Fox (Israele 2006), per il miglior corto a "Groucho" di Angel Almazàn e Medardo Amor (Spagna, 2006) e per il miglior documentario a "Bubot Niyar" (Paper Dolls) di Tomer Heyman (Israele/Svizzera, 2006).
Indubbiamente interessante è risultata l'idea di proporre, sabato 28 e domenica 29 aprile, "Il meglio del festival" una selezione dei film in replica. Si sono potuti così apprezzare, ancora una volta, tra gli altri, lo stupendo "Un Chant d'Amour" di Jean Genet (1950) e il capolavoro dell'avanguardia Fireworks (1947) di Kenneth Anger (1947) che erano stati già proposti nell'eccezionale settima edizione del festival del 1992.
Come ultima proiezione, e vogliamo intenderlo anche come un arrivederci ben augurale, è stato riproposto il bel film, fuori concorso, che ha inaugurato il festival: "Crustacés et coquillages" di Olivier Ducastel e Jacques Martineau (Francia 2005). Sullo sfondo delle esperienze e delle storie amorose di quattro componenti di una famiglia del tutto consueta si sviluppano le relazioni sentimentali: quelle immature finiscono mentre gli amori maturi nascono, rinascono e vivono, finalmente possibili proprio perché maturi, magari anche dopo vent'anni. Il film si chiude sullo scenario in cui l'ipotesi di una famiglia allargata, non solo arcobaleno ma di tutti i colori, esiste ed è ben reale: in essa le complessità di una convivenza civile si affrontano, si agiscono e si possono risolvere. Esse rappresentano il ritmo forte della vita e dei processi del divenire, propri delle quotidianità, dell'amore come delle esistenze plurali, in cui ogni modo di amare è legittimo, degno di essere vissuto e di essere rispettato. Da tutti.
In un mondo senza nemici, ma semmai solo con antagonisti, c'è la consapevolezza forte che un altro mondo è possibile.
Ed è già qui.



Silvia Berruto