27 maggio 2009

La Rabbia di Pier Paolo Pasolini per Informazione Valle d'Aosta


La Rabbia di Pier Paolo Pasolini
Il film di Giuseppe Bertolucci ha aperto FrontDOC 2009

La proiezione del film La rabbia di Pasolini, ricostruzione della versione originale del film di Pier Paolo Pasolini, per la regia di Giuseppe Bertolucci, ha aperto martedì 5 maggio scorso, la seconda edizione di FrontDoc.
Nel 1963 una produzione italiana incaricò Pier Paolo Pasolini di realizzare un film documentario partendo dal repertorio dei cinegiornale di "Mondo libero" conservato presso l'Istituto Luce e su materiali reperiti in Cecoslovacchia, Unione Sovietica e in Inghilterra.
Questa la base per restituire la sua analisi, lirica e polemica, sul mondo moderno, dalla Guerra Fredda al Miracolo economico, con un commento di una voce in poesia di Giorgio Bassani e di una voce in prosa di Renato Guttuso.
Pasolini si pose come scopo quello di lavorare sui materiali d'archivio dando alla forma dei cinegiornale, che Bertolucci definisce come la forma più bassa di documentario, una dignità poetica.
Il film è, senza dubbio, un atto d'accusa: "Duro, durissimo!" sottolinea Luciano Barisone, direttore di Front Doc, nella presentazione del film: cifra dello stile, dei contenuti e della vis polemica dell'autore.
Il produttore di allora, Gastone Ferranti, intimorito dalla fama di Pasolini e preoccupato dalle possibili reazioni politiche, alla ricerca di un'improbabile par condicio, si direbbe ora, decide che una voce sola, così orientata a sinistra, non sarebbe andata bene. Sceglie quindi di affiancare a Pasolini "una sorta di contraltare cattolico, di centro destra, lo scrittore Guareschi " precisa Luciano Barisone.
Il film nasce così con due voci, con due anime.
Pasolini all'inizio è riluttante ma poi accetta, anche se parte del materiale che aveva preparato per il suo progetto viene tagliata.
Ben 16 minuti. Saranno ricostruiti filologicamente, a partire da indicazioni testuali precise e dalle immagini corrispondenti nella collezione di "Mondo libero" per quello che Tatti Sanguineti definirà un film "respinto, snaturato, dimezzato."
Il film esce.
A distanza di anni appare in tutta la sua evidenza la differenza fra la parte di Pasolini e la parte di Guareschi della quale è evidente la forza poetica e la forza polemica
Nel 2006/2007 Bertolucci, che già si era cimentato in un altro lavoro legato a Pasolini (Pasolini prossimo nostro, 2006) ricostruisce il film aggiungendovi proprie dichiarazioni e altri materiali.
Il film da un dittico diventa un'opera più complessa, con più sfaccettature.
A questo punto Barisone legge al pubblico la dichiarazione di Bertolucci.
"Il caso ha voluto che negli ultimi anni io mi sia occupato di alcuni giacimenti pasoliniani [... ] - prima fra i reperti di Salò contenuti nell'archivio del giornalista Gideon Bachmann - "e ora lavorando alla ricostruzione della versione originale di uno dei film più inquieti e inquietanti e controversi della nostra storia: La rabbia del 1963.
Ancora una volta, anche a distanza di trenta o quarant'anni, Pasolini ci sorprende con una delle sue più spericolate performance metalinguistiche.
L'idea di rivisitare il genere cinegiornale, il più basso, il più esposto alle peggiori derive qualunquistiche, e di sporcarsi le mani in quel letamaio per estrarne le pietre preziose di alcune straordinarie immagini, di cambiarlo di segno inventandosi un irripetibile prototipo di poema dell'attualità, solo Pasolini poteva arrivare a tanto" e solo "quei meravigliosi anni Sessanta" potevano consentirgli di fare.
"Per questo ci sembrava assolutamente necessario provare a restituire al progetto pasoliniano la sua fisionomia originaria, sottraendolo alla problematica coabitazione con gli episodi di Guareschi e ricostruendo la parte iniziale, alla quale aveva dovuto rinunciare per fare posto, appunto, ad un inquilino quanto mai scomodo e disomogeneo."
Bertolucci ricostruisce con Tatti Sanguineti i primi sedici minuti della versione originale del film.
Non c'è più la parte di Guareschi, e questo è sicuramente un ottimo risultato filologico, oltre che politico.
La rabbia di Pasolini è appassionata, disperata, sincera e tormentata dal presente e dal futuro. E' una via d'uscita dallo status quo assai lontana da quella di Guareschi, che invece, sappiamo essere assolutamente reazionaria.
I sedici minuti del film si aprono con i funerali di De Gasperi e si chiudono con l'inizio delle trasmissioni televisive: due segni emblematici ed epocali "dei quali Pasolini riesce a leggere tutta la valenza epocale e tutta la terrificante potenzialità."
Nell'opera aperta, come la concepisce lo stesso Bertolucci, il regista ha inserito anche alcuni esempi, tratti dai cinegiornali definiti, dallo stesso Bertolucci, come delle armi improprie del linciaggio mediatico di cui Pasolini fu oggetto all'inizio degli anni Sessanta .
"Ci sembrava interessante (e una forma di risarcimento dovuto) - afferma Bertolucci - provare a restituire, dopo tanti anni all'opera di Pasolini i connotati dell'originale.
Partendo dal testo del poeta e dalla collezione di "Mondo libero" abbiamo comunque lavorato alla ricostruzione (o meglio alla simulazione) di quella prima parte mancante e la presentiamo, naturalmente con beneficio di inventario, al pubblico di oggi."
Imperdibile.
E cult per molti di noi.

Silvia Berruto


La rabbia di Pier Paolo Pasolini
Aosta 5 maggio 2009
C - Photo Silvia Berruto