07 maggio 2009

IL SOL DELL'AVVENIRE. Al FrontDOC 2009


Gianfranco Pannone presenta Il Sol dell'avvenire.
A sinistra Luciano Barisone
Aosta - 6 maggio 2009
C - 2009 Photo Silvia Berruto

IL SOL DELL'AVVENIRE
Al FrontDoc 2009
Rencontres documentaires de la Vallée d'Aoste


Un film documentario per documentare "una delle radici del brigatismo rosso, quella del marxismoleninismo e del giustizialismo cattolico di cui è intrisa la cultura politica di Reggio Emilia.
"I film dovrebbero parlare da soli. Però mi sento sempre in dovere di presentare questo film.
[...]
In questo paese la sensazione è che quando si tocca una ferita aperta - e gli anni Settanta rappresentano anche una ferita aperta ma sono anche uno straordinario decennio - il nostro paese reagisce sempre male, secondo me perché l'Italia non fa i conti con la propria storia."
Così Gianfranco Pannone spiega il paese Italia che non cresce.

Ieri, mercoledì 6 maggio, Giovanni Fasanella era " a presentare il film a Brescia - segnala Pannone - in un dibattito che sarà molto delicato, anche interessante, con l'associazione delle vittime, visto che Brescia è una delle città che ha visto una delle pagine più brutte di quegli anni ... Piazza della Loggia ... "

Il film è liberamente tratto da Che cosa sono le Br, libro-intervista che Giovanni Fasanella ha pubblicato nel 2004, per i tipi della Rizzoli, insieme ad Alberto Franceschini, uno dei testimoni del film.

" E' un libro importante dal quale, quasi da subito, io e Giovanni c'eravamo proposti di fare un film" dice Pannone sottolineando come in progress prevalse poi l'idea dello stesso regista, convinto assertore del lavoro sui microcosmi e sul territorio piuttosto che del lavoro su argomenti in generale, di concentrarsi su Reggio Emilia" concepita come uno dei personaggi importanti del film.

Il paesaggio, così importante per Pannone, urbano o rurale che sia, è, nella sua Weltanschauung, un soggetto che può raccontare la storia di un territorio molto di più di quanto possano le parole.
Per raccontare questa città, che è anche una città che "toccare è un po' tabù", afferma Pannone, e lo è proprio per la sua storia importante.
Reggio Emilia è uno dei luoghi in cui c'è stata una delle lotte più cruente contro i nazifascisti e dove c'è stata una presenza comunista significativa e molto forte rispetto ad altre regioni italiane.

Pannone e Fasanella, per realizzare il film, hanno dovuto superare il vaglio di tre commissioni, sotto i governi di centro destra e di centro sinistra.
"La terza volta siamo passati con la metà del budget" conclude, con una certa "fatica", Pannone.

Il primo dossier (scritto) era centrato più su Franceschini. Poi furono inseriti altri testimoni importanti perché ai due autori interessava che nel film fossero presenti non solo ex brigatisti ma anche esponenti del partito, del sindacato, del mondo cattolico e della storia e della politica collettiva del luogo.

"Un film documentario non smette mai di crescere" afferma Pannone - concetto assolutamente condivisibile - aggiungendo la fatica di far comprendere alle televisioni e al ministero come sia una risorsa, e non un tradimento del film, l'aggiungersi (come è stato in questo caso) di nuovi testimoni.

"Volevo dare l'idea di questa città un po' ovattata ... anche ricca, vivace e simpatica ma in realtà che nasconde un po' la sua storia, che fa fatica a fare i conti con la sua storia e quindi preferisce un po' anche nasconderla."

Inusuale, infatti, è la rappresentazione della città, con le sue strade stranamente deserte (il film è stato girato in un periodo estivo in cui la città è un po' meno affollata del solito) tanto da dare un senso di sospensione, assai consono e davvero utile per restituire lo stato d'animo che Pannone ha provato nei confronti della città, durante il lavoro di ricerca, preliminare alle riprese del film.

L'Italia non ha ancora affrontato e tanto meno risolto, collettivamente, molti degli avvenimenti della sua storia.

Così, più che mai, Il sol dell'avvenire è un documentario importante.
Forte.
Necessario.
Per ricercare.
Per riflettere.

Comunque per comprendere, provando ad andare oltre la censura, l'oblìo e le innumerevoli forme di qualunquismo ormai così diffusi e, talvolta, sapientemente indotti.

Per recuperare, per chi la conosce, ma per imparare, per chi la ignora, una metodologia della ricerca - anche storica - oltreché per assumere il dovere della riflessione, o forse più banalmente, una metodologia di indagine speculativa, che comprenda l'ascolto, necessario e indispensabile, di tutti i testimoni: anche di quelli scomodi.
Scomodi per tutti.

L'Italia, per riferirsi solo all'ultimo secolo del millennio scorso, ha ancora molte questioni in sospeso con la storia.
A buon pro di alcuni.
Forse di troppi.

"L'associazione dei parenti delle vittime ha espresso un giudizio ben diverso da quello del ministro Bondi" precisa Pannone.
"E' un film che può anche irritare perché non c'è un'idea lombrosiana dell'ex brigatista rosso.
Ritengo che le brigate rosse non siano scese da Marte e, ahimè, facciano parte dell'album di famiglia, come diceva Rossana Rossanda."

Il film irrita.
Sicuramente.
Ma per tutto quanto non è stato ancora risolto.
Non per altro.

E per l'onestà intellettuale che tutti dobbiamo agire
come forme di resistenza, di attivismo e di lotta attiva
necessari
per la ricerca delle verità,
dalla quale nessuno è escluso

battiamoci allora
da cittadini.
per sapere.

per esigere di avere tutti gli elementi
per poter scegliere
e per ridurre, fino a cancellare, lo spazio d'azione di eventuali manipolatori e depistatori dei fatti

per una giustizia più giusta
davvero uguale
per tutti


Silvia Berruto