Ti sposo entro l'anno. Prima mondiale al 25 Torino GLBT
La regista e produttrice Cristi Amione - 25 Torino GLBT Film Festival - 21 aprile 2010 © Photo Silvia Berruto
Ti sposo entro l'anno
Un documentario sulla lotta per il diritto al matrimonio civile fra persone dello stesso sesso
"La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso"
"La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere ...
F. De Gregori
"Ti sposo entro l'anno" è un document(ari)o-testimonianza - première mondiale lo scorso 21 aprile - al 25mo Torino GLBT Film Festival.
E' la storia, e insieme una testimonianza a più voci, della lotta di una coppia di donne per il diritto al matrimonio civile fra persone dello stesso sesso.
Un document(ari)o di storia e di memoria come lo sono, del resto, tutte le storie di resistenza e di lotta come questa che è anche un caso concreto di azione civile di due cittadine a difesa della parità dei diritti per tutti.
"Antonella, ricorda Debora, è arrivata una mattina, mi ha guardato e mi ha detto: "Sai ... io ti sposerei e tu mi sposeresti?
Eh sì che ti sposerei" le ho detto.
Antonella incalza. "Che cavolo voleva dire io ti sposerei. Era un nome, uno slogan, un manifesto ... un non so che ... Anzi sai cosa ti dico: "Bene ... io ti sposerò entro l'anno!"
A giugno 2009, una sentenza del tribunale ordinario ha riconosciuto la correttezza del rifiuto delle pubblicazioni perché la legge italiana non prevede la possibilità per le persone omosessuali di sposarsi.
"E' un documento impressionante da leggere perché c'è scritto: "La cittadina Antonella d'Annibale chiede di unirsi in matrimonio con la cittadina Debora Galbiati Ventrella dello stesso sesso. La cosa non è possibile perché non è prevista dalla legge."Una lettera di diniego. "Era la dichiarazione della discriminazione" conclude Antonella. A quel punto noi abbiamo detto: non stiamo ferme!" arrabbiate anche per il fatto di dover pagare le spese processuali: "cosa inusuale che non è capitata in nessun altro comune d'Italia" afferma Antonella e rinforza "In un contesto di bagarre intorno a quello che poteva voler dire la legge sulle unioni civili simile al PACS, chiedere il matrimonio era la richiesta basilare, minima, di pari diritti."
Antonella e Debora il 21 novembre 2009 sono andate dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, con una lettera, scritta a mano, di grande intensità e di rara bellezza.
"Siamo due donne torinesi che si amano e che da otto anni compongono un nucleo familiare condividendo la gioia e la bellezza dell'amarsi.
Il nostro amore è grande ed è già tanto per noi.
[...]
Vogliamo sposarci. Vogliamo diritti sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana. vogliamo che sia possibile, per chi lo sceglie, costruirsi una famiglia, vogliamo dunque sia abbattuta ogni discriminazione. Noi Le chiediamo, caro Sindaco, di essere d'esempio compiendo un'azione politica e culturale, che ci avvii verso il nuovo.
[...]
Ci sposi subito!
[...]
Lo faccia per la sua città, lo faccia per il suo paese che ha bisogno di respirare sempre di più aria di accoglienza, di rispetto, di amore.
Ecco la preghiamo, lo faccia per amore,
Le saremo per sempre grate."
Debora e Antonella hanno riflettuto molto sul matrimonio domandandosi "Ma siamo sicure? Il matrimonio, un istituto patriarcale, che è stato un emblema e un luogo di repressioni per molte donne ... e che è stato oggetto della nostra riflessione e anche della nostra storia politica?"
Antonella dirà poi che "La cosa difficile non è organizzare lo sposalizio, non è organizzare una battaglia per ottenere per ottenere il matrimonio per le persone omosessuali. E' farli coincidere: nello stesso momento."
Seguono gli interventi dell'Onorevole Paola Concia, del radicale Silvio Viale, di Giovanni Minerba, di Marta Levi, Assessora, alle Politiche delle Pari Opportunità del comune di Torino, di Roberto Emprin del servizio LGBT di Torino che sottolinea l'importanza di questo matrimonio simbolico per tutta la comunità GLBTQ.
Da segnalare la cooperazione sociale. Cinzia Policastro, presidentessa della cooperativa sociale, Stranaidea, presso la quale lavora Debora, il cui consiglio di amministrazione, senza alcuna richiesta da parte della lavoratrice, ha riconosciuto la licenza matrimoniale a Debora. Completa lo stile del ragionamento Federica Celadon indicando come la cooperazione abbia deciso "di andare un po' oltre ai diritti dati e già riconosciuti. Quindi stiamo facendo dei ragionamenti che siano di mutualità, perché uno dei principi su quali ci basiamo è proprio la mutualità, per andare incontro a situazioni come queste, ma anche come altre, perché poi ce ne sono tante di situazioni e di bisogni che sono scoperti e che di fronte dei quali oggi non c'è una risposta."
Per quanto mi riguarda il concetto di matrimonio, come molti altri, non è, né è mai stata, una mia categoria di pensiero. A fatica riesco a concepire un contratto con, su, per, tra, fra cose, più che mai improbabile lo è con una persona.
E se non sono capace di dire, ma soprattutto di mantenere, il necessario e quanto mai indispensabile: "Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo", provo a fare e ad essere quel poco che so essere e che so fare.
Ricordare.
Testimoniare.
Battermi.
Anche con la scrittura.
Per i diritti di tutt*.
Anche questa è democrazia.
Consapevole che la storia sono loro: Antonella e Debora.
Che la storia è fatta ed è a cura di tant* altr*.
"Nessuno si senta offeso ..."
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso"
Comunque la pensiate ... è stato così.
Così è se vi pare!
E così sia.
Silvia Berruto, probabilmente
1 Comments:
amen
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