02 marzo 2010

1 marzo 2010. Un giorno senza immigrati. A Reggio Emilia

"Sciopero dei consumi! Sciopero del lavoro!
Ricordiamo che in tante fabbriche, in provincia di Reggio Emilia, stanno scioperando.
Il motore economico e sociale della provincia reggiana sono i lavoratori di origine immigrata ed è giusto ricordarlo perché ci vuole coraggio a scioperare quando si è ricattati tutti i giorni, con la paura di perdere il permesso di soggiorno!
E’ la criminalità che crea la clandestinità.
E' la legge che è criminale e produce la clandestinità.
La Bossi-Fini è la fabbrica di clandestinità, la legge Bossi-Fini è rappresentata dal governo in carica ed è per questo che oggi davanti alla Prefettura
Oggi sciopero!
Poi in piazza!
Ma ricordiamo anche quanti lavoratori di origine straniera hanno perso il lavoro e
sono in disoccupazione ma questo non vuol dire che tanti nostri fratelli adesso devono lasciare il paese e tornare a casa a causa della disoccupazione.
La disoccupazione c'è per tutti.
La crisi l'hanno creata le banche, non i lavoratori. La crisi la devono pagare le banche ... noi vogliamo vivere in pace con tutti. E non importa se uno è nato a Reggio, è nato al Cairo o a Casablanca. Non importa. Siamo tutti fratelli e sorelle.
Vogliamo arrivare alla fine del mese ... piantiamola di dire Italiani, Egiziani, Pakistani ... siamo tutti fratelli di Reggio Emilia!
Basta!
Uno è di dove sceglie di vivere!
Se avete scelto di vivere a Reggio Emilia, siete reggiani.
Punto!
Io invito ognuno, il microfono è aperto, a voler dare il proprio contributo alla giornata, a raccontare la propria storia, a urlare la rabbia.
E' importante.
Perché un microfono è uno strumento e non c'è tutti i giorni.
C'è nelle giornate particolari.
E oggi a Reggio è una giornata particolare perché è una giornata anche contro le mafie e sappiamo che il problema, oltre al permesso di soggiorno, quello che provoca la clandestinità.
Quando non hai il permesso di soggiorno sei costretto a lavorare per 2 euro al giorno nei cantieri edili e non puoi dir niente. E se dici qualcosa ti picchiano e non ti pagano.
Questo si chiama mafia.
Allora vogliamo dirlo forte e chiaro che anche noi siamo contro la mafia e la prima attività, la prima lotta antimafia è questo: scendere in piazza contro la paura perché la mafia uccide, spaventa, picchia.
Noi diciamo che siamo contro la mafia in Calabria ma siamo contro la mafia anche a Reggio Emilia.
Perché c'è la mafia a Reggio Emilia.
Eccome!”
Quando arrivo davanti alla Prefettura di Reggio Emilia sono circa le 9,35 e sono queste le prima parole che sento in uno spazio fra il marciapiede e la strada dove si sta assembrando un gruppo misto di cittadini - autoctoni e nuovi cittadini, leggi migranti - che comporranno il corteo che partirà proprio da corso Garibaldi 45.
Il presidio, vivo e vivace, è composto da un centinaio di persone tra cui piccoli, giovani, donne, uomini che indossano qualcosa di giallo in segno di solidarietà coi migranti.
C'è un microfono a disposizione di tutti per dare voce a tutti e musica diffusa per intercalare i pensieri, le proposte, le dichiarazioni, gli intenti e i sogni dei cittadini presenti.
Tutti i nuovi cittadini che intervisto parlano un buon italiano ed è facile comprendersi.
Incontro F., M. e S. che mi spiegano con chiarezza le loro situazioni personali.
Chiedo a F. il perché della manifestazione di oggi.
F. risponde: "Perché c'è molta ingiustizia nei confronti degli stranieri. Abbiamo pagato molti soldi per il decreto flussi 2007 che non funziona bene. Perché alcuni ottengono il permesso di soggiorno - per caso - e altri no. Avevo ottenuto tutti i documenti necessari e regolari per lavorare ma ...
Continua S. dicendo: "Siamo venuti dal nostro paese con un contratto regolare. Poi siamo andati ad effettuare la richiesta per il permesso di soggiorno, per essere regolari, ma hanno fermato le pratiche per precedenti espulsioni, risalenti anche a dieci anni fa."
Mentre i tre sono in regola per tutti i documenti necessari per lavorare essi sono sprovvisti del permesso di soggiorno, sul ricevimento del quale non hanno alcuna idea.
Alcuni di loro attendono il permesso anche da più di un anno.
"Quando andavamo per ritirare il permesso ci rispondevano che siamo clandestini e che dobbiamo tornare a casa.
Abbiamo perso tanto per venire qui.
Abbiamo perso anche la nostra vita per venire qui.
Fino all'ultimo ci dicono che dobbiamo tornare indietro.
E' questo il nostro problema."
M. riferisce di aver pagato al padrone, per poter lavorare, diecimila euro per un nulla osta e di non sapere che cosa accadrà ora.
E' la volta poi di una giovane studentessa che interviene con passione, con l'energia e l'empatia tipiche di chi ha le idee molto chiare sulla scuola che vuole.
"Vogliamo una scuola di mescolanza. Non la scuola della soglia del 30% per i migranti.
I figli dei migranti che sono qui, oggi, sono i nostri compagni, sono i nostri compagni di viaggio.
Noi vogliamo una scuola che sia di mescolanza per poter crescere insieme non le classi separate.
Non ce ne frega niente di ghettizzare le persone, di escluderle!
Noi vogliamo crescere insieme perché il mondo che vogliamo è un mondo di mescolanza!
Come studenti facciamoci sentire perché è una vergogna. Lo stato italiano è una vergogna: dal pacchetto sicurezza alla riforma Gelmini che ci precarizza tutti quanti.
Siamo tutti precari! Siamo tutti compagni, ragazzi!”
F. prende il microfono e racconta a tutti di aver pagato quanto dovuto e di aver prodotto i documenti richiesti ma che la sua vicenda non ha avuto esito positivo.
Segnala inoltre l'esistenza di discriminazioni fra il caso di un migrante e l'altro. Poi afferma, con determinazione e come un vero cittadino italiano: "Quando c'è una legge dev'essere uguale per tutti!"
E, dopo tutto ciò, alla fine riesce anche a dire: "Grazie di tutto!"
Una cittadina, con una certa rabbia, sostiene: "Si dice che la Lega Nord ha fatto il pacchetto sicurezza perché vuole proteggere gli Italiani dai delinquenti.
Ma chi sono i veri delinquenti?
Chi ruba un pollo o una bicicletta a per mangiare o quelli che a Roma, che siedono in certi posti, svendono lo stato alla mafia ... e sono pieni di milioni di euro ...”
Un altro cittadino di Reggio chiama simpaticamente a raccolta gli autoctoni, sembrerebbe per contarsi e dice: "In Italia li abbiamo visti tutti. Durante la storia sono arrivati i Greci, gli Arabi, i Normanni, i Tedeschi, i Francesi, gli Spagnoli, gli Austriaci e per finire gli Americani e gli Inglesi. Noi Italiani già adesso siamo dei meticci.
Non esiste la razza italiana.
Siamo tutti della stessa razza, tutti al mondo!
Cittadinanza subito per i residenti che lo richiedono!
Cittadinanza subito per i loro figli nati in Italia!
E' ora di finirla col diritto di sangue! Chiunque è nato in Italia, chiunque ci voglia abitare ha diritto ad avere la cittadinanza! Grazie!
Anche a Reggio Emilia è nato il gruppo promotore per la giornata di mobilitazione internazionale "Primo marzo 2010, una giornata senza di noi" formato dal comitato provinciale NoPacchettoSicurezza e dall'Associazione Città Migrante.
A Reggio Emilia, come in Europa, i migranti costituiscono una parte sempre più significativa della società, dell'economia e della cultura collettiva.
Essi sono parte integrante e attiva del sistema produttivo reggiano: dal settore metalmeccanico alle produzioni agricole, dall'edilizia all'assistenza agli anziani.
La legislazione sull'immigrazione, dalla legge Turco-Napolitano alla Bossi-FIni sino al "pacchetto sicurezza" ha creato, col legame fra lavoro e permesso di soggiorno, persone ricattabili: chi perde il lavoro perde il permesso di soggiorno; chi ne ha diritto a causa di lunghi e indefiniti tempi di attesa per il rinnovo, si trova in una condizione di sospensione tra regolarità e regolarità.
Reggio Emilia sarebbe, secondo quanto cita un volantino della manifestazione, la quarta città italiana per numero di irregolari.
Estrapolo da un altro volantino le ragioni della lotta.
Per la regolarizzazione di tutti i migranti.
Per dire no al razzismo e alla legge Bossi-Fini.
Per la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
Per il mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro.
Per il ritiro del "Pacchetto sicurezza" e per la riforma immediata del diritto di cittadinanza.
Per dire basta alle divisioni tra "noi" e "loro" sul lavoro, a scuola, nella società
una giornata di lotta per costruire una società libera, solidale.

I sostenitori della mobilitazione - si legge ancora nel volantino - si impegneranno in prima persona partendo dal basso a costruire con i migranti, i lavoratori e la cittadinanza tutta una realtà basata sull'uguaglianza, il rispetto e la solidarietà.


Silvia Berruto
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